Golf, 71° Open d'Italia

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Più luci che ombre nell'Open della spending review

Un evento sportivo non è solo agonismo, ed è sempre più evidente anche per l'Open d'Italia del golf. «È il modo moderno di organizzare le manifestazioni», spiega Alessandro Rogato, presidente del Comitato Organizzatore dei tornei professionistici della Federgolf, nella tradizionale conferenza stampa convocata la domenica mattina per fare il punto sulla settimana torinese che si concluderà fra poche ore, con il vincitore del 71° Open d'Italia presented by Damiani.

«Bisogna portare la gente a vedere un evento non solo per la sua parte sportiva, ma proponendo iniziative diverse»: che, in questo caso, con la data anticipata a fine agosto e a scuole non ancora ricominciate, dovevano essere rivolte principalmente alle famiglie e ai bambini. Un'area completamente dedicata ai giovanissimi, attrezzata e gestita da Club Med e US Kids Golf e molto frequentata, un colpo d'occhio davvero incoraggiante per il futuro del golf italiano; il Matteo Contest by Rolex, la sfida di colpi al green con una selezione di squadre under 14 e under 12 guidate da Manassero; la Kids Pro-Am, la gara a squadre in formato baby; e per i più grandi, l'esibizione interattiva della squadra nazionale professionisti, e ogni giorno le sessioni di Questions&Answers con i campioni: Molinari, Darren Clarke, Emanuele Canonica, José Maria Olazàbal, simpaticamente a disposizione del pubblico.
«Pensiamo che il golf debba essere scoperto dai giovani, per questo abbiamo puntato sulle attività che li potessero attirare», sottolinea Rogato. E il risultato ha dato ragione alla strategia. I numeri dell'affluenza di pubblico sono cresciuti rispetto all'anno scorso, che pure era stata un'edizione molto riuscita: dopo tre giorni la stima ufficiale è di 25.500 persone. «Certo non arriveremo mai ai 180-200 mila spettatori che si possono registrare al British Open», precisa Barbara Zonchello, direttore del Comitato Organizzatore, «ma d'altra parte i nostri numeri golfistici sono molti diversi». Noi, centomila iscritti alla Federgolf; loro, 2,8 milioni di giocatori. «Quindi, in proporzione, facciamo meglio noi», dice Zonchello. Pur in una situazione di congiuntura economica sfavorevole, con budget limati all'osso e sponsor sempre più difficili da trovare, l'Open italiano riesce ad essere un evento vivo e vivace.

Altra storia è per quello che riguarda il conto economico, che a differenza dell'anno scorso in cui la Federgolf aveva dichiarato il pareggio, segnerà il rosso. Malgrado l'ingresso last minute, a poco più di una settimana dall'inizio dell'evento, del "presenting sponsor" Damiani, marchio italiano e di prestigio, che ha optato per una posizione intermedia tra il "title sponsor" e il "major sponsor", per una cifra però che non è stata rivelata. «Nonostante le difficoltà, vedo con ottimismo il futuro, per l'interesse che il golf suscita», continua Rogato. «In questi anni abbiamo assistito a un'evoluzione del pubblico, anche grazie alle trasmissioni tv dedicate che mostrano quanto possa essere bello e appassionante il nostro sport».
Da domani si comincia a lavorare per l'edizione 2015, che approfittando dell'Expo si terrà con ogni probabilità al Golf Club Milano, nel Parco di Monza. La data tornerà ad essere la terza settimana di settembre: «Costruiremo un nuovo progetto ad hoc per la nuova sede», conclude Rogato. Che se non potrà godere del vantaggio delle vacanze scolastiche per quanto riguarda l'affluenza, dovrebbe però avere dalla sua almeno due atout: quella agonistica, con un lotto di concorrenti di ancora maggiore qualità per la non concomitanza con altri eventi di maggior richiamo nel circuito americano; e quella economica, con la possibilità di coinvolgere sponsor più propensi ad investire, in un mese di piena attività lavorativa. E con il traino di Expo, ci aspettiamo un Open ancora più bello.

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