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L'Otto-volante, il bis sei anni dopo

Hennie Otto è entrato di prepotenza nell'esclusivo club dei bi-vincitori dell'Open d'Italia: come Gonzalo Fernandez-Castaño (2007 e 2012), Ian Poulter (2000 e 2002), Bernhard Langer (1983 e 1997), Sam Torrance (1987 e 1995) e andando indietro nella storia, Ugo Grappasonni (1950 e 1954), il sudafricano non ha ceduto neanche un momento negli ultimi tre giri del torneo e ha ritrovato quel feeling speciale con il nostro Paese che gli aveva permesso di centrare il successo già sei anni fa, al Castello di Tolcinasco di Milano, il primo titolo della sua carriera. Ma questa volta l'impresa suona quasi come un miracolo per lui: che infatti, dopo aver imbucato l'ultimo putt, ha rivolto un lungo sguardo al cielo. «Per ringraziare Dio», ha spiegato poi in sala stampa, «perché ho attraversato un periodo davvero difficile: l'anno scorso la morte di mio padre e quella di sua moglie, a pochi giorni di distanza, poi le due operazioni alla schiena, l'ultima a fine giugno. Sono stato nove settimane a riposo, e a dire il vero dovrei ancora essere in convalescenza. Ma mi sentivo bene, e così già la settimana scorsa ho deciso di riprendere le gare». E i cerotti sulla schiena, evidentemente, non gli sono stati d'impaccio.

Otto ha marciato deciso per quattro giorni, praticamente senza sbavature – ad eccezione del terzo giro, quando ha macchiato il suo score con un doppio bogey e due bogey («la schiena mi stava dando un po' di problemi», ha spiegato) – e impermeabile agli attacchi degli avversari che cercavano di raggiungerlo, senza successo: il più pericoloso era l'inglese David Howell, autore di un meno 9 di giornata con cui si è guadagnato il secondo posto in solitaria a due colpi dal leader, e un assegno di 166.660 euro; ma per molta parte della gara il più lanciato sembrava essere lo scozzese Stephen Gallacher, per il quale in ballo vi era non solo il titolo del 71° Open d'Italia presented by Damiani, ma soprattutto la convocazione di diritto nella squadra europea di Ryder Cup, che fra meno di un mese incontrerà gli americani a Gleneagles, in Scozia.
Gallacher, 39 anni e tre vittorie nello European Tour al suo attivo, fra cui l'Omega Dubai Desert Classic lo scorso febbraio, avrebbe dovuto vincere o piazzarsi al secondo posto per avere sin d'ora la certezza di giocare in casa per i colori dell'Europa, mentre con la terza posizione (ha chiuso con meno 17) può sperare solo di rientrare nella scelta arbitraria del capitano Paul McGinley, che nominerà martedì 2 settembre le sue tre wild card: presumibilmente una andrà a Ian Poulter e una a Luke Donald o a Lee Westwood; l'ultima, se non altro per questioni "politiche" e territoriali, dovrebbe però andare proprio allo scozzese Gallacher.

Sul fronte degli azzurri è stata un'altalena di alti e bassi, come ha detto Francesco Molinari, il migliore degli italiani, finito al 18° posto, a 11 colpi dal vincitore: «È stato un torneo in chiaroscuro per me, non ho trovato la giusta continuità nell'arco delle 18 buche. Ho mancato i momenti chiave, ho avuto due giri positivi e due meno buoni. So che per convincere McGinley a scegliermi avrei dovuto chiudere la gara in altro modo. Ma vedere così tanti spettatori (34.500 presenze, ndr) è stata una delle note più confortanti della settimana».

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