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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2014 alle ore 16:14.
L'ultima modifica è del 08 maggio 2014 alle ore 18:01.
Il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini frena sul disegno lanciato dal premier Renzi che nella prossima riforma della Pa punta ad «aggregare» i 20 enti di ricerca, di cui più della metà vigilati dal Miur: «No a un'agenzia unica, meglio accorpamenti per tema», ha detto Giannini . Già oggi il ministro vedrà i presidenti dei 12 enti - dal Cnr all'Agenzia spaziale fino all'Istituto nazionale di fisica nucleare - per provare a discutere il dossier di cui la responsabile dell'Istruzione vuole, almeno per quanto riguarda i "suoi", occuparsene con un provvedimento ad hoc rispetto alla riforma della Pa annunciata dal premier Renzi e dal ministro per la Pubblica amministrazione, Marianna Madia. Ma in cima ai suoi pensieri ci sono anche i concorsi nelle università che verranno cambiati per decreto, dando più poteri agli atenei nella chiamata diretta
Giannini: «No ad una Agenzia unica»
Il ministro oggi ha chiarito di non vedere con favore la possibilità di un'Agenzia unica per la ricerca: «Alcuni Paesi l'hanno già creata, ma adesso stanno tornando indietro. Personalmente non credo che una realtà del genere sia il percorso migliore perché si rischia di perdere gli obiettivi dei singoli settori e si rischia anche di cedere il passo a una visione di razionalizzazione sempre più forte dei costi». La Giannini - intervenuta questa mattina a un convegno all'Accademia dei lincei sul lancio di una Biennale per la ricerca - è invece convinta «che si andrà sempre di più verso una aggregazione delle strutture», ma procedendo a «un accorpamento per filoni tematici». Per il ministro sarebbe infine «auspicabile» scorporare la ricerca e i ricercatori dai «vincoli» della Pa: «Affronterò il tema con il ministro Madia». «Non si può assumere un ricercatore come un dipendente comunale - ha aggiunto la Giannini -, se non togliamo i ricercatori dai vincoli del turnover e dagli altri esistenti nella Pa, difficilmente riusciremo a fare assunzioni di giovani ricercatori e difficilmente faremo della ricerca un settore strategico per la crescita del Paese».
L'incontro con i presidenti degli enti di ricerca
Ad accorpare i 12 enti del Miur - a cui se ne aggiungono altri come Enea, Istat, Cra, Isfol, vigilati da altri ministeri - ci aveva già provato l'ex ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo nella legge di stabilità. Ma allora l'operazione era stata bloccata. Ora l'accorpamento degli enti di ricerca è ritornato alla ribalta, prima con la spending review firmata Cottarelli e poi con il lancio della riforma della Pa attesa per il 13 giugno. Il ministro Giannini punta però ad avocare a sé la competenza per intervenire sugli enti di ricerca vigilati dal Miur.
Da qui l'incontro di oggi al ministero con i 12 presidenti: l'idea è quella di mettere in piedi un gruppo di lavoro per studiare razionalizzazioni e accorpamenti degli enti più piccoli. Con l'idea soprattutto di intervenire sui centri di costo centralizzando a esempio gli acquisti lì dove è possibile. «Questa riorganizzazione va innanzitutto colta come un segnale di attenzione del Governo verso il mondo della ricerca», ha spiegato il presidente del Cnr Luigi Nicolais, per il quale però «l'annunciato processo di aggregazione, che interesserà e coinvolgerà enti controllati da più ministeri, dovrà rispondere a criteri di funzionalità e di valorizzazione delle competenze, certo non a tagli lineari dei costi o al ridimensionamento delle attività». «Anche per questo - secondo Nicolais - andrebbe ripresa l'idea di un'Agenzia di finanziamento della ricerca, per rendere, più fluide e rapide le procedure di accesso ed erogazione delle risorse».
Riforma in vista per i concorsi universitari
In cima ai pensieri del ministro Giannini ci sono poi i concorsi universitari. Che potrebbero cambiare per decreto. A margine della seconda giornata della conferenza "The State of The Union", a Fiesole (Firenze) il ministro dell'Istruzione ha confermato quanto anticipato in un'intervista al Sole 24 Ore l'11 aprile scorso. Il sistema introdotto con la riforma Gelmini e incentrato sul connubio abilitazione nazionale-concorsi locali cambierà. Ed è stata la stessa responsabile del Miur a indicare la nuova rotta: «Il sistema a cui sto pensando è quello di una valutazione possibile continua, senza stop and go successivi, per dare la possibilità di avere poi delle chiamate molto più dirette e autonome da parte delle università, che saranno responsabilmente chiamate e giudicate sui risultati» dall'Anvur.
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