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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2014 alle ore 22:25.
L'ultima modifica è del 10 maggio 2014 alle ore 13:45.

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La Cassazione ha confermato la condanna a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa nei confronti di Marcello Dell'Utri. Il verdetto è stato letto ieri tarda serata. La decisione della Suprema Corte è arrivata dopo quattro ore di camera di consiglio. Con questa decisione si chiude una vicenda giudiziaria lunga quasi 20 anni. Il sostituto procuratore generale Luigi Patronaggio ha subito emesso un ordine esecuzione della pena da inoltrare al ministero della Giustizia, che a sua volta integrerà la richiesta di estradizione inviata in Libano, dove Dell'Utri si trova in stato di fermo. L'ex senatore, infatti, è stato arrestato a Beirut - dove attualmente è piantonato in ospedale - il 12 aprile scorso, a seguito della misura di custodia cautelare emessa dai giudici di Palermo per «pericolo di fuga» in vista del terzo grado di giudizio in Cassazione.

Orlando invia comunicazione condanna ad autorità Beirut
Oggi il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha provveduto a comunicare alle competenti autorità libanesi la sopravvenuta irrevocabilità della sentenza di condanna pronunciata dalla Corte d'Appello di Palermo nei confronti di Marcello Dell'Utri. La sentenza - spiega il ministero - è divenuta, infatti, esecutiva, a seguito del rigetto del ricorso per cassazione proposto dalla difesa dell'imputato.

Berlusconi: sono molto addolorato
«Sono molto addolorato». Così Silvio Berlusconi ha definito il suo stato d'animo dopo la condanna definitiva per Marcello dell'Utri. Lo ha fatto a una manifestazione animalista a Milano nel giorno in cui una fonte qualificata a Beirut riferisce all Ansa che è «molto difficile, se non impossibile » che le autorità libanesi concedano l'estradizione a Marcello Dell'Utri nei prossimi giorni, anche perché «entro la settimana prossima il procuratore si sarà soltanto fatto un'idea della questione»

La difesa: nessuna accelerazione su estradizione
«Non ci sarà alcuna accelerazione né cambierà nulla nella procedura attivata dalle autorità italiane per chiedere l'estradizione. Semplicemente il titolo custodiale sarà tramutato in ordine di carcerazione in seguito alla decisione della Cassazione di questa sera», ha commentato l'avvocato Giuseppe Di Peri al termine dell'udienza di ieri. Di Peri ha aggiunto che «tutta la procedura sull'estradizione è in mano agli avvocati libanesi che assistono Dell'Utri».E si è poi detto «deluso» per il verdetto ed ha annunciato che la battaglia continuerà davanti ai giudici europei.«Con ogni probabilità - ha detto il difensore dell'ex senatore del Pdl - ci si rivolgerà alla Corte europea di Strasburgo per verificare se il procedimento è andato entro certi binari, se sono state osservate le regole processuali».

La condanna definitiva a sette anni
Il Pg della Corte di Cassazione, Aurelio Galasso, al termine della sua requisitoria davanti alla prima sezione penale della Suprema Corte aveva chiesto nel pomeriggio la conferma della condanna a 7 anni. I contatti tra Cosa nostra e Marcello Dell'Utri - agli arresti a Beirut, in Libano - «non si sono mai interrotti e si sono protratti senza soluzione di continuità» dal 1974, anno del «patto di protezione» siglato con la mafia palermitana per tutelare Silvio Berlusconi, fino al 1992, ha sottolineato Galasso nella sua requisitoria, rilevando che la Corte d'Appello di Palermo ha dato «adeguatamente» conto del protrarsi di questi rapporti e dei pagamenti per la mafia tramite Dell'Utri.

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