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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2014 alle ore 15:45.
L'ultima modifica è del 12 maggio 2014 alle ore 22:50.

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(Afp)(Afp)

Il governo nigeriano si rifiuta di liberare i prigionieri dei Boko Haram in cambio del rilascio delle studentesse rapite, come aveva chiesto oggi in un video il leader del gruppo integralista islamico. Lo ha affermato un ministro del governo nigeriano citato dall'emittente Al Arabiya.

Boko Haram, intanto, ha diffuso un nuovo video in cui mostra quelle che sarebbero le ragazze rapite dal gruppo terrorista islamico il 14 aprile scorso da una scuola nel nord della Nigeria. Nel filmato di 17 minuti, il leader islamista Abubakar Shekau afferma che le studentesse si sono convertite all'Islam e minaccia che non verranno liberate fino a quando non saranno rilasciati tutti i membri di Boko Haram detenuti nelle carceri nigeriane. Le immagini mostrano un centinaio di ragazze vestite con il tradizionale hijab fino ai piedi che pregano in una zona rurale non identificata.

Il sequestro di oltre 200 ragazze, rapite per essere poi vendute al mercato come schiave, secondo quanto annunciato lo stesso leader in un video diffuso la settimana scorsa, aveva suscitato un'ondata di critiche e compassione nel mondo. Tantissimi i personaggi del mondo della politica, dell'arte e della cutlura che hanno espresso sostegno alla campagna divenuta virale sui social media "Bringbackourgirls".

Nel filmato si vedono circa 130 ragazze vestite con l'hijab e tuniche scure lunghe fino ai piedi, mentre pregano vicino a degli alberi recitando il primo capitolo del Corano. Tre di loro vengono intervistate: due dichiarano di essersi convertite dal cristianesimo all'islamismo mentre una terza afferma che era già musulmana. Tutte appaiono calme e sostengono di non essere state trattate male.

Lo stesso Shekau, che non appare mai insieme alle studentesse, afferma che le ragazze «in verità le abbiamo liberate, sono diventate musulmane». Il leader di Boko Haram minaccia poi che «non verranno mai rilasciate fino a quando non rilascerete i nostri fratelli» incarcerati. «Mi riferisco a quelle ragazze che non sono state sottomesse (convertite all'Islam)», precisa poi. Non ci sono indicazioni di quando il video è stato girato, ma rispetto al precedente ha una qualità migliore e a un certo punto si vede anche un miliziano armato che impugna una piccola videocamera.

Dal 2009, gli attacchi di Boko Haram nel nord della Nigeria sono cresciuti in frequenza e ferocia, come ha denunciato di recente anche l'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati. Nel mirino dei terroristi islamici, in particolare, chiese e scuole, oltre che obiettivi governativi. Solo quest'anno sono già stati oltre 1.500 i morti e decine di migliaia i civili costretti ad abbandonare le proprie case.

Le autorità nigeriane, accusate di non aver dato una pronta risposta al sequestro delle studentesse e di aver diffuso poche informazioni nei giorni immediatamente successivi, sono state costrette ad agire in seguito alla diffusione del primo video di Boko Haram, in cui si minacciava la vendita delle ragazze al mercato come schiave. La pressione internazionale, grazie anche all'appoggio di decine di personaggi famosi, da Michelle Obama ad Angelina Jolie, ha portato sulla tragedia delle ragazze l'attenzione dei media e dei governi.

Il presidente Goodluck Jonathan ha accettato l'assistenza internazionale da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina e Israele, che hanno inviato specialisti nel Paese africano per aiutare le forze armate nella ricerca, ma il governo si rifiuta di liberare i prigionieri dei Boko Haram in cambio del rilascio delle studentesse rapite.

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