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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2014 alle ore 16:33.

La Giunta per il regolamento del Senato ha rinviato a dopo le elezioni europee la decisione sul ricorso presentato da Roberto Calderoli contro il voto con cui la Commissione Affari costituzionali ha adottato il ddl del Governo sulle riforme come testo base. Lo hanno riferito i partecipanti alla seduta.
Il via libera della Commissione a testo Boschi e Odg Calderoli
Martedì scorso, 7 maggio, la Commissione Affari costituzionali ha infatti approvato il ddl del governo come testo base delle riforme, ma poco prima aveva anche dato il via libera a un ordine del giorno di Calderoli che contraddiceva in diversi punti il ddl Renzi-Boschi, a cominciare dall'elettività del Senato.
La richiesta del senatore
Calderoli aveva chiesto alla Giunta per il regolamento che fosse applicato in Commissione su questo voto un articolo dello stesso regolamento che preclude il voto su determinati testi quando questi contraddicono i contenuti di altri testi appena votati. «La soluzione del quesito - ha spiegato alla fine il capogruppo del Pd Luigi Zanda - è che i due voti in Commissione hanno natura diversa, perché uno è un ordine del giorno e non un testo normativo, l'altro era l'adozione di un testo base». A favore di questa tesi anche i tre esponenti di Forza Italia in Giunta, che d'altra parte avevano votato in Commissione sia l'ordine del giorno Calderoli che il testo base.
La decisione di Grasso: seduta aggiornata a dopo le elezioni
Considerata la diversità di vedute il presidente Grasso ha deciso di aggiornare la seduta della Giunta a dopo le elezioni del 25 maggio. Negativo il giudizio di Calderoli: «è andata male - è stato il commento del senatore - evidentemente il patto del Nazareno (l'intesa uscita dall'incontro tra il premier Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi presso la sede romana del Pd, ndr) si applica anche al regolamento del Senato. Questo è allucinante».
Le critiche di Sel
Anche Loredana De Petris, capogruppo di Sel, ha appoggiato l'impostazione di Calderoli: «il dato politico - ha spiegato - è che il patto tra Pd e Fi regge fino alle elezioni, ma poi cadrà tutto. E se arriva a stravolgere il regolamento del Senato allora è un patto scellerato». Non la pensa in questo modo Zanda: «la politica si fa in tanti modi - ha detto - ma è sconsigliabile forzare il voto del Parlamento con interpretazioni artificiose».
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