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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2014 alle ore 08:47.
L'ultima modifica è del 15 maggio 2014 alle ore 18:59.

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(Ansa)(Ansa)

ROMA - È un Silvio Berlusconi scatenato, quello che ieri, all'indomani delle rivelazioni dell'ex ministro del Tesoro statunitense Timothy Geithner, si è manifestato fin dal mattino. L'attacco parte su Raiuno. L'ex premier rilancia la tesi del «complotto», definendo un «colpo di Stato» il passaggio al governo Monti e attaccando Renzi e Napolitano, i presidenti di Camera e Senato per il loro «silenzio» davanti a una «vicenda gravissima». Quando riprende la parola nel tardo pomeriggio, alla manifestazione di Fi in un albergo romano, la rabbia è ancora maggiore. Anche perché nel frattempo il Quirinale ha interrotto il silenzio con una lunga nota in cui ricorda all'ex premier che la crisi del suo governo fu determinata da «eventi politco-parlamentari italiani» e sottolinea che «mai» fu portato a conoscenza di «pressioni e coartazioni» sul presidente del Consiglio. Come dire: perché Berlusconi non ritenne allora di doverle denunciare e metterne a conoscenza il Capo dello Stato?

Ecco perché è lo stesso Berlusconi ad autodefinirsi «furioso», «disgustato», per quanto fatto dall'attuale governo ma «anche per quello che è accaduto ieri». Ritiene che i media abbiano oscurato le rivelazioni di Geithner: «Credevo che una notizia del genere, che incide sulla sovranità nazionale, avrebbe dovuto stare perlomeno in prima pagina sui quotidiani nazionali. Che cosa ci possiamo aspettare noi da questo paese ancora?». Il Cavaliere è un fiume in piena ed Fi ha presentato in Parlamento una proposta per l'istituzione di una commissione d'inchiesta. Sostiene che Merkel e Sarkozy «avevano convocato una riunione che aveva una finalità e cioè che il nostro Paese fosse colonizzato e lasciato alla Troika», ovvero a Fmi, Bce e Commissione Ue. Geithner «ha detto chiaro che aveva subito pressioni da alcuni official europei affinchè si desse una spinta al governo in carica e si desse vita a un governo di tecnici presieduto da Monti».

Torna a ripetere di aver «sopportato quattro colpi di Stato», che da venti anni stanno cercando di impedirgli di governare. Dice di non poter parlare dei magistrati o del Capo dello Stato perché «altrimenti finisco ai domiciliari o a San Vittore», ma di fatto accusa Napolitano di essere stato complice della sua uscita da Palazzo Chigi e i magistrati («dopo venti anni mi ritrovo a non essere più un uomo libero»), e soprattutto Magistratura democratica che – sostiene – si sarebbe fatta «regalare un proprio corpo di polizia, la polizia giudiziaria che opera nel massimo della segretezza» senza che ne sappiano nulla «neppure i servizi segreti». Scontato il riferimento alla riforma della giustizia a partire da quella della custodia cautelare perché «possono arrestarci senza prove per una nullità». E se in mattinata aveva già fatto sapere di non voler fare più patti sulle riforme con Renzi e che per il suo partito «il ballottaggio» previsto dall'Italicum sarebbe «mortale», nelle due ore di comizio al Parco dei principi usa toni ancora più duri contro il premier che «è descrittivo ma fare è un'altra cosa».

Berlusconi torna a giocare con il sistema che gli è più congeniale: l'attacco. Le affermazioni dell'ex ministro del Tesoro americano sono un'occasione per tentare di recuperare quella parte di elettori delusi e pronti a voltargli le spalle. L'ex premier può permettersi di perdere ma non di venire archiviato. E se il distacco da Grillo fosse troppo marcato e soprattutto, se davvero non dovesse superare il 20%, il rischio per il Cavaliere è l'implosione del partito. Berlusconi però è convinto che come un anno fa, anche stavolta riuscirà a risalire la china. Anzi, ritiene che le elezioni politiche sono assai più vicine di quanto si immagini. «Renzi dice che si vota nel 2018 ma al massimo le politiche si terranno tra un anno e mezzo». Un modo per tenere unito il partito e convincere gli elettori a mandare fin da ora un messaggio al premier e anche a chi pensa di occupare il posto di Fi. «Al Senato la maggioranza si regge su 33 senatori eletti con noi sotto il simbolo di Berlusconi – rincara il Cavaliere con riferimento ai parlamentari del Ncd di Angelino Alfano – e invece sono là a fare da stampella a un governo di sinistra. E questo non solo è scandaloso, è peggio: è immorale».

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