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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2014 alle ore 18:52.
L'ultima modifica è del 15 maggio 2014 alle ore 20:02.

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La temuta polonizzazione dei salari non c'è. A dire il vero nell'accordo su Electrolux di salari proprio non si parla. Eppure i vertici della multinazionale svedese hanno firmato l'intesa che consente di conservare «tutti i posti di lavoro per tutta la durata del piano», come ha detto il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi. Segno che una convenienza c'è. Vediamo in dettaglio quale.

«L'intesa - racconta al Sole24Ore Gianluca Ficco, coordinatore nazionale della Uilm per il settore elettrodomestici - non tocca i salari nominali in alcun modo». Vale la pena di ricordare che la richiesta iniziale dell'azienda era stata di tagliare salari e costo delle ore lavorate e retribuite. La svolta a febbraio, quando Electrolux ha mitigato le richieste: niente riduzioni di stipendio. Incidere sui costi, piuttosto, a partire dalle ore lavorate e «in costanza di ammortizzatori sociali».

Così è stato, alla fine. I contratti di solidarietà continueranno tali e quali negli stabilimenti di Susegana, Solaro, Porcìa. Non ancora a Forlì, dove fino a ottobre si prosegue con la cassa integrazione straordinaria.

Posti di lavoro e stipendi salvi, quindi, almeno fino al termine del periodo oggetto dell'accordo, il 31 dicembre 2017, e salvo complicazioni (esempio, un drastico peggioramento delle condizioni del mercato). Anche per questo l'intesa sarà sottoposta a dei check-up semestrali dai ministeri dello Sviluppo economico (Mise) e del Lavoro oltre alle Regioni interessate.

Cosa ha incassato Electrolux? Per cominciare un'intensificazione dei ritmi in tre stabilimenti su quattro: a Susegana, Solaro e Forlì sarà incrementato il numero di frigoriferi, lavastoviglie, forni e piani cottura prodotti per ora. Saranno poi ridotte le pause. «In caso di turno intero si passerà da 70 a 65 minuti, mentre con turni ridotti di sei ore il riposo ammesso diminuirà da 35 a 30 minuti», spiega Ficco. Il taglio sarà ben più consistente sui permessi sindacali: -60%. Si tratta di qualcosa come oltre 20mila ore in meno su circa 40mila.

Altro beneficio per il gruppo svedese: «È stata ripristinata - precisa Ficco - la norma sulla decontribuzione del 35% a favore delle imprese che ricorrono a contratti di solidarietà invece che ai licenziamenti, a patto che la solidarietà incida minimo per il 20%».

Infine sul piatto di Electrolux hanno pesato anche l'impegno del Mise a garantire incentivi per programmi di R&S (ricerca e sviluppo) oltre a quello della regione Friuli Venezia Giulia per ulteriori sgravi dell'Irap (rispetto al 10% che varrà su scala nazionale per iniziativa del Governo).

Tutto questo dovrebbe garantire un recupero di competitività tale da determinare costi inferiori per ore effettivamente lavorate e, in un'ultima analisi (ma questo resta tutta da valutare), del costo del lavoro per unità di prodotto.

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