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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2014 alle ore 09:52.

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Rossija bank - ReutersRossija bank - Reuters

Opere d'arte, yacht, aerei, ville: gli inquirenti americani hanno iniziato la caccia al tesoro delle 38 persone poste sotto sanzione dal Tesoro a causa della crisi ucraina. Proibito l'ingresso, congelati eventuali beni negli Usa. Non sarà facile rintracciarli: gli oligarchi russi sanno come nascondersi, quando comprano non si espongono mai direttamente. Ci vorranno anni a concludere l'inchiesta.

Se nel frattempo i russi fingono di dormire sonni tranquilli, l'effetto sanzioni agisce, si allarga a macchia d'olio oltre la lista "nera" del Tesoro Usa (che comprende anche 18 società), oltre i confini degli Stati Uniti. Banche e compagnie di assicurazioni passano al setaccio i clienti per rispettare il divieto di effettuare transazioni con società in cui un individuo "nel mirino" abbia partecipazioni di maggioranza. Mentre, dall'altra parte dell'oceano, il Forum economico di San Pietroburgo vede assottigliarsi l'elenco di business leader americani ed europei invitati a questa Davos russa: da ConocoPhillips a Visa, sono una dozzina i grandi nomi che hanno declinato, altri stanno decidendo. Non tutti lo dicono apertamente, ma la ragione è la tensione politica tra Russia e Occidente.

«Questa fase di grande incertezza - spiega Armando Ambrosio, partner residente a Mosca dello Studio legale De Berti Jacchia Franchini Forlani - rischia di danneggiare profondamente gli operatori economici italiani. Si parla a gran voce di sanzioni e ritorsioni, che in concreto sono ancora abbastanza modeste, e selettive». Ma in questa sproporzione tra annunci e realtà la preoccupazione per le misure che potrebbero essere decise in futuro frena programmi e iniziative, fa nascere interrogativi sui clienti con cui si sta per operare. Tanto più, aggiunge l'avvocato Ambrosio, che la minaccia di nuove sanzioni, anticipata, toglie efficacia ai rimedi giuridici: «In termini di contratti, ci sono clausole nel caso di profondi mutamenti delle circostanze che si basano sul fatto che un evento non dev'essere prevedibile al momento della stipula. Io non devo sapere che domani ci sarà un terremoto». Questa crisi, invece, fa parlare di sé da tempo.

Secondo il ministro russo dell'Economia, Aleksej Uljukaev, è ancora difficile quantificare l'impatto negativo delle sanzioni occidentali sulla Russia, tra calo degli investimenti e fuga di capitali: così come è difficile dividere l'effetto di questa crisi geopolitica dal rallentamento della crescita già in atto. Ma ora, ammette Uljukaev, l'aspettativa delle sanzioni è anche più pericolosa delle sanzioni stesse, per il modo in cui incide sul clima in cui si muove il business.

E intanto, anche nella realtà il raggio di azione delle sanzioni a poco a poco si allarga, soprattutto negli Usa. Dove «dalle sanzioni individuali - come spiega Michela Velardo, resident counsel da Bruxelles per lo Studio De Berti Jacchia, nel corso di un incontro a Milano sull'impatto della crisi ucraino-russa sul commercio internazionale - si passa a sanzioni commerciali vere e proprie», che vanno a interessare società e banche, «assumendo dimensioni estremamente rilevanti per l'attività economica in generale».
A una prima lista di politici e funzionari coinvolti nell'intervento militare in Crimea, il 20 marzo si è aggiunto un nuovo elenco con quattro membri di quella che il Tesoro americano chiama «la cerchia interna» e una banca, Bank Rossija, identificata come banca dell'élite russa: con cui «i cittadini Usa - spiega Michela Velardo - non devono intrattenere rapporti di qualunque tipo». In seguito la lista delle società nel mirino è stata allungata, malgrado i governi occidentali abbiano finora evitato di colpire direttamente le grosse compagnie di Stato russe. Ma anche in questo caso, la possibilità che il cerchio si allarghi - che cresca, per esempio, il numero di compagnie russe di cui una banca americana non può gestire le transazioni in dollari - fa ipotizzare risposte forti come la richiesta degli esportatori russi di petrolio e gas di ricevere i pagamenti in rubli.

Come è noto, la Ue ha seguito una linea diversa dagli Usa. Più attenta, spiega l'avvocato Velardo, «a non alterare con le sanzioni i principi del mercato comune, basato su libera circolazione dei capitali e liberalizzazione degli scambi». Ma la discussione sul modo in cui affrontare l'attuale incertezza non è astratta: come può mettersi al sicuro, si chiede per esempio Claudio Corba Colombo, partner di De Berti Jacchia, un fornitore italiano vincolato da un contratto che prevede un servizio di manutenzione in Russia, se nel frattempo fosse sospesa la concessione dei visti? All'improvviso, strumenti giuridici un po' dimenticati (vedi articolo a fianco), in tempi di crisi come questo tornano di attualità.

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