Cina vs Asia / Quei mari orientali agitati che cominciano a spaventare il mondo
I contenziosi territoriali che rischiano di provocare conflitti armati e iniziano a danneggiare l'economia globale
di Stefano Carrer
4. Cina vs Giappone (e Usa) / Il più grave pericolo a lungo termine: le isole Senkaku (Diaoyu)

Si tratta del contenzioso potenzialmente più grave, perché rischia di provocare un conflitto armato tra le tre principali potenze economiche mondiali, di cui due dotate di armamenti nucleari.
Sono un gruppo di isolette disabitate situate a nord-est di Taiwan, a circa 330 km dalla costa della Cina continentale e a 410 km da Okinawa. Controllate dal Giappone come dipendenza amministrativa dell'isola di Ishigaki (distante 170 km) nella prefettura di Okinawa, sono rivendicate dalla Cina (e anche, autonomamente, da Taiwan). I cinesi affermano di averle scoperte e controllate fin dal XIV secolo. Il Giappone le controlla dal 1895 (quando al termine della guerra con la Cina occupo' Taiwan) con un intervallo dal 1945 al 1972 quando furono sotto amministrazione americana.
Gli Usa restituirono al Giappone la catena delle Ryukyu, di cui fa parte Okinawa, appunto in quell'anno, quando anche Pechino e Taipei cominciarono a sollevare ufficialmente la questione della sovranità (in parallelo all'emergere di indicazioni su potenziali riserve di gas e petrolio nella zona).
Nell'ambito della quasi contemporanea ripresa delle relazioni diplomatiche tra Pechino e Tokyo, fu concordato di lasciare la questione da parte. Senonché, dal punto di vista cinese, lo status quo è stato alterato dal Giappone l'11 settembre 2012, quando il governo giapponese "nazionalizzò" con un contratto di acquisto buona parte di quelle isole, che fino allora erano di proprietà della famiglia giapponese Kurihara (la quale dal 2002 le aveva affittate al Ministero degli Interni).
Siccome il Governo metropolitano di Tokyo, guidato da un politico di visioni estremiste e anti-cinesi come Shintaro Ishihara, aveva annunciato la volontà di acquistarle in proprio, il governo centrale pensò di intervenire per evitare una operazione che avrebbe fatto infuriare Pechino, che però si è infuriata lo stesso. Da allora sono diventare numerose le incursioni cinesi negli spazi aerei e marittimi intorno alle isole e gli incidenti si sono moltiplicati. Nel novembre dell'anno scorso la Cina ha istituito una "East Cina Sea Air Defense Identification Zone" che copre tutto lo spazio aereo sopra le isole: le basi giuridiche di un conflitto che potrebbe quindi scoppiare a ogni occasione sono gettati. Tokyo ha accusato Pechino di voler alterare con la forza lo status quo.
Nel corso della visita di stato a Tokyo a fine aprile 2014 il presidente Usa Barack Obama ha pronunciato la fatidica parola "Senkaku", per affermare che, in quanto amministrate dal Giappone, ricadono sotto le previsioni del trattato di sicurezza Usa-Giappone: se dovessero essere attaccate e le Forze di Autodifesa giapponesi reagissero, gli Stati Uniti sono obbligati a intervenire militarmente a sostegno dell'alleato. Ossia a entrare in guerra con la Cina. Obama ha peraltro indicato che non si tratta di una posizione nuova, ma di una riaffermazione di obblighi già impliciti che non implicano una formale presa di posizione americana sulla questione della sovranità.
CONSEGUENZE DELLE RECENTI TENSIONI. Sul piano economico, il boicottaggio cinese di merci e brand giapponesi _ accompagnato da atti di vandalismo – nell'autunno 2012 ha danneggiato varie imprese nipponiche e i loro partner cinesi. Poi la situazione si è apparentemente normalizzata, ma le aziende giapponesi stanno riducendo gli investimenti in Cina, aumentando invece quelli nel Sud-est asiatico, per evitare una "concentrazione del rischio". Sul piano politico, il Giappone sta rafforzando i legami con Paesi che hanno anch'essi contenziosi con la Cina.
Sul piano militare, il Giappone sta introducendo un'ampia revisione della sua intera strategia difensiva e ha cominciato ad aumentare il bilancio per la Difesa. Le indiscrezioni indicano anche che le autorità militari di Tokyo e Washington hanno già approntato nei dettagli i piani per un contrattacco se le isole dovessero essere occupate a sorpresa. Il 15 maggio il premier Shinzo Abe ha annunciato _ citando specificamente il contrasto tra Cina e Vietnam _ che promuoverà la legislazione necessaria per consentire al Paese la cosiddetta "difesa collettiva", ampliando le possibilità di intervento all'estero o in acque internazionali delle Forze di Autodifesa.
La combinazione tra forze giapponesi e dispositivo militare americano nell'area (focalizzato sulle grandi basi dell'Air Force di Okinawa e Guam, sui Marines di stanza nelle due isole e sulla Seventh Fleet, che può contare sul posizionamento avanzato permanente della portaerei a propulsione nucleare USS George Washington, di stanza nella base navale di Yokosuka,) appare ancora prevalente, ma il tempo lavora in favore dei cinesi, che stanno progettando la costruzione di moderne portaerei (oltre all'unica, di vecchia concezione, che hanno attualmente) e rafforzando le capacità missilistiche.
©RIPRODUZIONE RISERVATA