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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2014 alle ore 08:13.

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Sul fiume si sfidano barche a vela e per le strade corrono joggers tonici, pronti per maratone che ricordano come il nerd gobbo sui libri sia fuori moda. La pratica fisica cerca la grammatica come il corpo la mente, e viceversa. Non è il paradiso, ovviamente, anzi è un posto dove il denaro delle corporation private e interessate spunta frequentemente. Però è un luogo da cui prendere esempio per porre in dubbio alcuni vizi sul sapere, quelli che che inducono a idiosincrasie dannose, protezioni pudibonde dei settori ritenuti più seri, barriere disciplinari che non consentono di scambiarsi idee e risorse.
A Boston la pratica composita di Nathalie Djurberg e Hans Berg diventa simbolo di qualcosa, cioè dell'utilità di mettere sul medesimo piatto tecniche antiche e nuove tecnologie, atmosfere cadenti e desiderio di rifondare il discorso etico, sulla base di come viviamo ora e di come stiamo cambiando tra corporeità, arte e scienza.
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Nathalie Djurberg e Hans Berg,
A Word of Glass, Art Institute, Boston, fino al 16 giugno

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