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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2014 alle ore 16:16.
L'ultima modifica è del 18 maggio 2014 alle ore 20:03.

La tragedia della miniera turca di Soma sta provocando il primo terremoto giudiziario a cui seguirà a breve quello politico in vista delle presidenziali di agosto dove il premier turco Erdogan vorrebbe candidarsi per sostituire l'attuale capo dello Stato, Abdullah Gul, in una staffetta alla russa, cioè scambiandosi i rispettivi posti così come Putin e Medvedv hanno fatto con presidenza della Repubblica e premierato.
La polizia turca ha arrestatodomenica 24 persone accusate di negligenza in relazione all'esplosione e all'incendio nella miniera di carbone di Soma, in cui sono morti 301 minatori. Lo hanno riferito la Cnn turca e altre emittenti locali.
Tra gli arrestati ci sono anche dirigenti della compagnia mineraria Soma Komur che gestisce la miniera nell'ovest del Paese. L'incidente di martedì scorso, innescato da un guasto elettrico, é stato il più grave di questo genere mai accaduto in Turchia e ha scatenato furiose polemiche contro il governo filo-islamico di Recep Tayyp Erdogan che avrebbe ignorato numerosi allarmi sulla carenza di sicurezza nell'impianto per non irritare i vertici dell'industria mineraria.
Il partito Chp, il maggiore dell'opposizione laica e di sinistra in Turchia, erede della tradizione kemalista, una settimana prima l'incidente aveva presentato in Parlamento una proposta di legge per aumentare la sicurezza delle miniere turche, ma non aveva trovato appoggio politico nella maggioranza dell'Akp, il partito filo-islamico moderato, che guida il Paese della Mezzaluna da dodici anni con indubbi successi ma scarsa sensibilità sul livello della sicurezza sul lavoro.
Al caso lavorano decine di procuratori turchi. Alcuni dirigenti della compagnia mineraria privata sono già stati interrogati in tribunale sulla tragedia. Il direttore generale della Soma Komur, Akin Celik, aveva negato qualsiasi negligenza da parte della sua compagnia: «Abbiamo lavorato tutti molto duro, non ho visto un incidente simile in 20 anni». Da un rapporto preliminare pubblicato dai media turchi, però, sarebbero emerse diverse violazioni delle norme di sicurezza, tra cui l'assenza di una spia per le emissioni di monossido di carbonio e i soffitti in legno anziché in metallo, ovviamente meno resistenti.
Intanto il villaggio di Soma, a 140 chilometri da Smirne, è sotto assedio da parte della polizia accorsa in forze sul posto, decisa a impedire nuove proteste di piazza che nei giorni scorsi hanno visto gli agenti usare metodi pesanti: dai gas lacrimogeni agli idranti, all'uso indiscriminato degli sfollagenti. La polizia aveva addirittura tentato di arrestare nel corso delle proteste a Soma un bambino di dieci anni, e solo la dura reazione della folla presente aveva fatto desistere gli agenti dall'insano proposito.
Come sempre da dodici anni il presidente turco Abdullah Gul è entrato nella vicenda con i toni soft (contrapposti a quelli ruvidi e autoritari di Erdogan) esprimendo le sue condoglianze ai famigliari delle vittime della tragedia mineraria di Soma, nel corso di una visita nella cittadina della Turchia occidentale per cercare di placare gli animi. Ma neanche Gul è riuscito a sfuggire alle polemiche che da giorni investono il governo Akp a causa delle precarie condizioni di lavoro nelle miniere del Paese.
Le famiglie dei minatori deceduti, 301 secondo il bilancio defintivo, vogliono conoscere il perché di una strage annunciata e che ha portato alcuni sindacati a proclamare una giornata di sciopero. "Dobbiamo capire come i Paesi più sviluppati siano riusciti a minimizzare questi disastri, tanto da averli pressoché eliminati – ha detto Gul – dovremo rivedere ancora una volta le nostre norme, le regolamentazioni e adottare ogni possibile precauzione".
Toni ben più duri aveva utilizzato nei giorni precedenti il primo ministro, il cui arrivo a Soma era stato accolto da forti proteste della folla presente. Erdogan si era limitato a dire che tragedie come questa succedono in ogni posto del mondo, ma il suo partito è sotto pressione (dopo lo scandalo sulle presunte tangenti per la modifica sulla destinazione d'uso di terreni protetti poi resi edificabili) per aver bocciato la creazione di una commissione d'inchiesta parlamentare sulla sicurezza delle miniere di Soma.
E ad aggravare la posizione del premier, c'è l'immagine circolata sui social network (che Erdogan vorrebbe chiudere) di un suo consigliere personale, immortalato mentre prende a calci come il peggiore degli hooligan un manifestante a terra, già immobilizzato da due militari. Una scena orribile che rischia di inasprire gli animi e un conflitto latente tra le due anime del Paese (quella rispettosa dei diritti delle minoranze e quella autoritaria che pensa che una volta vinte le elezioni tutto sia consentito) oggi presenti in Turchia, uno scontro mai veramente sopito dopo le proteste di Gezi Park, nonostante il recente successo elettorale del partito di governo Akp alle amministrative.
Se il governo turco non dovesse fare un passo indietro su questa deriva autoritaria imboccata dal giugno scorso nella repressione delle manifestazioni di Gezi Park e un passo avanti sul miglioramento di un modello di sviluppo che non può basarsi solo sulla riduzione dei costi e sulla scarsa attenzione agli stantard di sicurezza sul lavoro, il miracolo economico sul Bosforo, in un contesto volatile tra gli emergenti dopo il tapering della Fed, potrebbe subire una brusca frenata.
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