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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2014 alle ore 18:25.
L'ultima modifica è del 20 maggio 2014 alle ore 08:25.
Un appello al Paese a «non cedere al catastrofismo». E una richiesta ai vescovi a «stare dalla parte di disoccupati e precari». Senza dimenticare «un abbraccio accogliente ai migranti che fuggono dalla persecuzione e dalla mancanza di futuro». Con un monito contro le «divisioni che deturpano il volto della Chiesa» e la richiesta «di un forte e rinnovato spirito di unità». Così Papa Francesco si è rivolto ai vescovi italiani, aprendo per la prima volta la 66esima assemblea generale della Cei.
Italia non ceda a catastrofismo e rassegnazione
«La crisi che stiamo attraversando non è solo economica, ma culturale, morale e spirituale un'emergenza storica, che interpella la responsabilità sociale di tutti: come Chiesa aiutiamo a non cedere al catastrofismo e alla rassegnazione, sostenendo con ogni forma di solidarietà creativa la fatica di quanti con il lavoro si sentono privati persino della dignità». È questa la consegna del Papa ai vescovi italiani. Francesco ha aperto l'Assemblea della Cei ricordando alla Chiesa italiana che «non è dato di disertare la sala d'attesa affollata di disoccupati, cassintegrati, precari, dove il dramma di chi non sa come portare a casa il pane si incontra con quello di chi non sa come mandare avanti l'azienda».
Chiesa stia dalla parte di disoccupati e migranti
Papa Francesco ha chiesto poi «un abbraccio accogliente ai migranti che fuggono dalla persecuzione e dalla mancanza di futuro», invitando i vescovi a dire basta alla «distinzione tra i "nostri" e gli "altri"». E ha auspicato la messa in discussione di un «modello di sviluppo che sfrutta il creato e sacrifica le persone».
Sacerdoti spesso sono scoraggiati e stanchi
Il Pontefice ha ricordato che «i sacerdoti sono spesso provati dalla fatica del ministero e a volte sono scoraggiati». Perciò ha chiesto ai vescovi di puntare «ad assicurare loro vicinanza e comprensione». E ha messo in guardia da alcune «tentazioni». Tra queste: «l'accecamento da invidia, l'ambizione che genera consorterie, correnti e settarismi», così come il cielo «vuoto» di chi «è ossessionato da se stesso», il «ripiegamento» di chi va a «cercare nel passato le certezze perdute». E ancora, l'atteggiamento di chi «vorrebbe difendere l'unità umiliando la diversità».
Difendere la famiglia
Nel suo intervento, il Pontefice ha indicato i «luoghi» in cui la presenza dei vescovi appare maggiormente necessaria e significativa. «Il primo - ha detto - è la famiglia, oggi fortemente penalizzata da una cultura che privilegia i diritti individuali e trasmette una logica del provvisorio». «Promuovete - ha chiesto poi ai presuli - la vita del concepito come quella dell'anziano. Sostenete i genitori nel difficile ed entusiasmante cammino educativo. E non trascurate di chinarvi con la compassione del samaritano su chi è ferito negli affetti e vede compromesso il proprio progetto di vita».
Serve unità vescovi, divisioni deturpano Chiesa
Il Papa ha inoltre chiesto ai vescovi italiani riuniti in assemblea uno sforzo «per imprimere alla vita ecclesiastica italiana un forte e rinnovato spirito di unità», perché «siamo convinti che la mancanza o comunque la povertà di comunione costituisce lo scandalo più grande che dilania la chiesa» e «lo scandalo della divisione deturpa il volto della Chiesa».
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