Notizie SportMarco Pantani pedala ancora nel cuore di tutti i tifosi
Marco Pantani pedala ancora nel cuore di tutti i tifosi
di Mattia Losi | 25 maggio 2014
«Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia», ha raccontato una volta Pantani. Eppure a vederlo pedalare sulle rampe più dure non lo avresti mai detto: sembrava non facesse fatica, che la strada per lui fosse sempre spianata, lieve come il lungomare dell'Adriatico dove era nato nel gennaio del 1970.
Il ciclismo si è accorto di lui poco dopo il passaggio al professionismo: un anno interlocutorio, il 1993, e poi la rivelazione al Giro del 1994. Vince le tappe di Merano e dell'Aprica: in questa frazione riesce a domare le pendenze impossibili del Mortirolo staccando Berzin e il grandissimo Miguel Indurain. Lo spagnolo lo riprende in discesa ma Pantani attacca di nuovo, sul valico di Santa Cristina. Una rasoiata che lo porta da solo al comando, che gli regala il secondo posto in classifica generale. Non male, per un giovane di 24 anni, che però non si ferma e debutta poche settimane dopo al Tour de France salendo anche lì sul podio, terzo dietro Indurain e Ugrumov.
Nel 1995 oltre alle salite deve affrontare due incidenti gravi: il primo lo costringe a saltare il Giro d'Italia, ma al Tour vince la tappa più bella, quella dell'Alpe d'Huez. Il secondo, che mette a rischio la carriera, lo tiene lontano dalle corse per cinque mesi . Quel che resta del 1996 passa veloce, con poche gare in preparazione dell'anno successivo, sempre con il Giro d'Italia in testa. Nella discesa del valico di Chiunzi un nuovo appuntamento con la malasorte: un gatto gli taglia la strada, Pantani cade, il suo Giro finisce in ospedale. Eppure si riprende ancora e va al Tour, vince di nuovo sull'Alpe d'Huez e sale sul podio di Parigi, terzo dietro Ulrich e Virenque. Maledette cronometro.
Il 1998 è l'anno del riscatto, della rivincita contro la sfortuna che si è accanita più volte contro di lui. Al Giro è un testa a testa con Pavel Tonkov e quando si arriva alla tappa di Montecampione il vantaggio di Pantani, appena 27 secondi, è tutt'altro che rassicurante: al penultimo giorno è in programma una cronometro di 34 chilometri, dove il russo è largamente favorito. Il Giro è a rischio. Pantani attacca: si alza sui pedali e prova, riprova, riprova ancora. Niente da fare, Tonkov è sempre lì, a ruota, pronto a recuperare pedalando seduto sulla bici, di potenza. Marco tenta con una serie di scatti brucianti che spezzano il fiato in gola, ma nulla cambia. Il caldo è infernale, brucia insieme l'asfalto e le energie dei corridori. Ma Pantani prova ancora, quando mancano poco più di due chilometri. Guadagna un metro, cinque, dieci: Tonkov si stacca, non regge il ritmo. Arriverà al traguardo con 57 secondi di ritardo. E Pantani volerà anche nella cronometro, perchè quella Maglia Rosa non l'avrebbe ceduta per nessun motivo al mondo.
Poche settimane più tardi andrà a vincere anche il Tour, interrompendo un digiuno che per l'Italia durava dal 1965 con l'impresa di Felice Gimondi. È uno dei sette corridori che sono riusciti a vincere Giro e Tour nello stesso anno: è in buona compagnia, gli altri si chiamano Coppi, Anquetil, Merckx, Hinault, Roche e Indurain. In quel Tour ha scritto una delle pagine più belle del grande libro del ciclismo. Staccato da Ulrich, che gli aveva rifilato più di quattro minuti nella cronometro di Corréze, si inventa un attacco sul Galibier: mancano quasi 50 chilometri al traguardo, sembra un suicidio. Eppure Pantani scatta, lascia sul posto Ulrich e prosegue in mezzo alla pioggia, in una di quelle giornate che sarebbero piaciute tanto a Charly Gaul. In cima al Galibier ha già più di due minuti di vantaggio, si butta a capofitto in discesa e scatta di nuovo non appena iniziano le prime rampe della salita che porta a Les Deux Alpes. Vince la tappa e vince il Tour, Ulrich arriva stravolto dopo quasi nove minuti.
Pantani sarebbe tornato alle corse, dopo le vicende del 1999, e avrebbe riportato le sue ruote davanti a tutti in due tappe del Tour del 2000: sul Mont Ventoux e a Courchevel, nel regno degli scalatori. Davanti a tutti per l'ultima volta, davanti a quel Lance Armstrong campione di tutto che avremmo poi scoperto campione di niente.
Pantani ha smesso di correre a Madonna di Campiglio, il 5 giugno del 1999. Tutto quello che è successo dopo è stato solo una conseguenza di quel giorno. Indossava la Maglia Rosa.