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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2014 alle ore 08:05.
L'ultima modifica è del 20 maggio 2014 alle ore 08:14.

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NEW YORK – Donne discriminate in America? Da ieri le battaglie individuali, quella di Hillary Clinton sotto attacco dei repubblicani per dubbi sul suo reale stato di salute e quella di Jill Abramson, direttore del New York Times, defenestrata e umiliata nella pubblica piazza sono diventate una battaglia collettiva. Jessica Valenti su the Nation non ha dubbi la discriminazione che ha subito Jill Ambramson è sessista. Attacca Dylan Byers di politico: «Non avrebbe scritto un pezzo così se si fosse trattato di un uomo» scrive la Valenti.

E Carly Fiorina, ex amministratore delegato di HP è ancora più diretta:«Non raccontiamoci stupidaggini le donne sono peggio pagate degli uomini, devono faticare più degli uomini per fare carriera e se esercitano autorità sono bollate come nevrotiche mentre gli uomini sono semplicemente dei duri. Il caso Abramson riassume le due condizioni: ma semplicemtne, aveva carattere». Il caso Hillary Clinton è molto più complesso e sottile. L'accusa è partita da Karl Rove, ex grande stratega politico della Casa Bianca di Bush e tutt'ora superattivo nel partito repubblicano.

«La sua caduta del 2012 potrebbe aver prodotto danni cerebrali. Non sappiamo tutta la verità» ha detto Rove ieri sera facendo un altro passo in avanti rispetto a dichiarazioni di alcuni giorni fa. – ma non dovrebbe neppure presentarsi come candidato...».

I repubblicani parlano di età e di problemi di salute. Nel novembre del 2016 Hillary Clinton avrebbe 69 anni. Troppo anziana per diventare "commander in Chief" dicono i repubblicani. A questo aggiungono le sue condizioni di salute che sarebbero molto peggio di quel si pensa dal punto di vista neurologico, per via della caduta. E riesumano il gravissimo incidente di Bengasi, che ha portato all'uccisione dell'Ambasciatore americano in Libia, su cui si è riaperta un'inchiesta.

Tutto questo, afferma il Presidente del partito repubblicano Reince Priebus ci porta a un pronostico chiaro: Hillary Clinton non correrà per la presidenza, fra un mese quando dovrà fare il suo annuncio, rinuncerà. Un attacco sciocco, tanto più che i repubblicani hanno già dei problemi con il voto femminile. Un attacco che ha galvanizzato e unificato la base delle donne. Peter Hamby ieri sera su CNN non aveva dubbi: «I repubblicani stanno scherzando col fuoco, dovrebbero essere piu' prudenti nel discutere l'età di una donna» ha detto. Ma se ne parla anche in piccole città di provincia.

Il Topeka Capital Journal ad esempio ha scritto: «Le donne in posizione di leadership hanno ancora montagne da scalare». Kathleen Parker sul Washington Post scrive: Questi due episodi hanno portato una impressione di ingiustizia nel cervello collettivo delle donne». Conclusione: Hillary si candiderà e avrà ottime probabilità di vincere la presidenza soprattutto se il suo concorrente sarà Jeb Bush. Ma gli attacchi persisteranno, la polarizzazione continuerà e l'idea che la democratica Hillary Clinton diventi il primo presidente donna degli Stati Uniti è una nemesi peggio di quella che ha portato il primo afroamericano, Barack Obama alla presidenza.

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