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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2014 alle ore 09:48.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2014 alle ore 07:32.

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Ultimi giorni di campagna elettorale. Ed è scattato il conto alla rovescia per le Europee di domenica. Mentre da Lugano il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricorda che all'Italia serve serenità, i toni del confronto politico si fanno tesi. Matteo Renzi scrive una lettera agli elettori del Pd. Un appello ad andare a votare domenica 25 maggio. E non solo. Il premier e segretario dem chiede ai militanti di convincere un'altra persona a votare Pd. "Porta un amico al seggio", scrive il premier. Insomma, gli elettori vanno convinti uno per uno. E #unoperuno e' anche l'hasthag che Renzi lancia nella lettera. «In questi ultimi giorni - spiega il premier - sto firmando molti accordi per investimenti italiani e stranieri nel nostro Paese: sono posti di lavoro che stanno ripartendo. Non buttiamo via questa occasione». Intervenuto alla trasmissione 8 e mezzo, ribadisce che per l'Italia la sfida è cambiare la politica europea e la priorità sono i soldi da spendere fuori dal Patto di Stabilità. «Per l'Italia non e' prioritaro avere il commissario agli esteri o al mercato interno o all'agricoltura. Per l'Italia e' prioritario avere soldi da spendere al di fuori del Patto di Stabilità» ribadisce.

Renzi: sulla Tasi decidono i sindaci

«La Tasi è una tassa comunale decisa dal precedente governo, i sindaci scelgono se alzarla o abbassarla. Dei primi comuni scrive Il Sole 24 Ore - spiega Renzi - 12 hanno una tasi più alta dell'Imu e 50 comuni più bassa. Bisogna chiedere ai sindaci e comunque nella maggioranza è più bassa dell'Imu». E sul successore di Befera conferma: «Lo vedrete domani».

In merito all'ipotesi di un governo di grillini con Grillo e Casaleggio ministri replica: «No, Casaleggio sinceramente a me un pò mi inquieta, nell'intervista al Fatto ha detto che tutto ciò che è virale è vero...comunque i ministri per il momento li scelgo io, abbiamo bisogno di persone serie». In giornata infatti era divampata la polemica dopo le parole del guru di M5S Casaleggio, in un'intervista a Marco Travaglio: io e Grillo ministri se si vince, poi però il cofondatore del MoVimento ha corretto il tiro.

Renzi: se Pd sotto il 30% non mi dimetto
«Grillo e Berlusconi se le stanno dicendo di tutti i colori, io li lascio fare, noi abbiamo da governare», sottolinea. Poi una stilettata al M5s: «Non abbiamo bisogno di show e pagliacciate al Parlamento europeo, non abbiamo bisogno di salire sul tetto». E ancora: «basta con la logica degli insulti, l'Italia merita di più degli urli e dei vaffa». In un'intervista a Radio 105, alla domanda se un Pd sotto il 30% sarebbe da considerare una sconfitta, il premier risponde: «Tutti i sondaggi che circolano, anche se non li posso citare, danno il Pd in netta crescita sia rispetto alle politiche dello scorso anno sia rispetto a 4 anni fa. Non mi dimetterò se il Pd scenderà sotto il 30 %, potrò dire di aver vinto le elezioni se il Pd sarà il primo gruppo nel Parlamento europeo nella parte della sinistra, cioè la prima delegazione del Pse. Altrimenti non avremo vinto».

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