Notizie SportGiro d'Italia, a Monte Campione si impone il sardo Fabio Aru
Giro d'Italia, a Monte Campione si impone il sardo Fabio Aru
di Dario Ceccarelli | 25 maggio 2014
Finalmente. Qualcosa si muove in questo Giro. Là dove osano i grandi campioni, dove Marco Pantani scrisse una delle pagine più belle, ecco spuntare il campione del futuro. Si chiama Fabio Aru, è sardo di San Gavino e compie 24 anni il prossimo 7 luglio. Aru, che corre nell'Astana di Vincenzo Nibali, nel tratto più duro della lunga salita di Monte Campione ha fatto quello che sanno fare solo i grandissimi di questo sport: prendere il volo e arrivare da solo al traguardo.
Ci vuole coraggio, un pizzico di follia e di presunzione. Ma Fabio, che ha studiato al Classico, e si ispira ad Orazio, ha colto l'attimo a circa tre chilometri dal traguardo. Uran, la maglia rosa, ha provato a seguirlo per un paio di tornanti. Ma senza successo. Con il serbatoio in riserva Uran si è fatto risucchiare degli altri big mentre Aru pedalava sempre più leggero verso la vittoria.
Grande, grandissimo, questo ragazzo sardo che viene dal mare e si esalta in montagna. Forse non vincerà il Giro, ma di sicuro ha superato con lode il suo vero esame di maturità. "Non conosco i miei limiti" dice lui dopo un pianto liberatorio e un milione di ringraziamenti ai suoi compagni di squadra. "Mi hanno sempre aiutato. E io ho ancora tanto da imparare. La maglia rosa? Non ci penso, ma voglio dare il massimo".
Una pugnalata secca, quella di Aru, che lascia dei segni anche in classifica. In sostanza il sardo, che sale al quarto posto, strappa 52 secondi alla maglia rosa. Ma quest'ultima, pur non brillando, riesce però a dare un altro mezzo minuto a Cadel Evans, secondo in classifica ma sempre al gancio.
Chi salva la pelle, è l'altro colombiano, Quintana. Che non attacca mai, ma comunque non molla. Sempre nascosto, con quella faccia enigmatica da vecchio re azteco, alla fine arriva terzo al traguardo dietro a Fabio Duarte, anche lui colombiano.
Uno che ha molto deluso è invece Domenico Pozzovivo. Dopo aver fatto fuoco e fiamme al Santuario di Oropa, si pensava che il campioncino lucano concedesse il bis. Niente da fare. Si vede che Pozzovivo è come Paganini: non si ripete. E che il suo motore, di non grandissima cilindrata, ha bisogno di rifiatare. Un limite in prospettiva dell'ultima settimana, dove le montagne dolomitiche premieranno anche chi ha più benzina da spendere.
Direte: ma il Giro è riaperto? Questo Fabio Aru è da podio? Difficile rispondere. Quello che si può dire è che tutto può ancora succedere. In questo Giro di grandi tenori non se ne sentono e non se ne vedono. Anzi, diciamolo pure: prima dell'exploit del nostro tamburino sardo, lo spettacolo è stato abbastanza modesto.
Uran è il leader, ma dire che svetta proprio non si può. Corre al risparmio, attento a tappare i buchi. Si vede che teme le prossime salite. Anche l'australiano Evans, limita i danni. Quando c'è uno scatto, rimane sempre un po' indietro. I suoi 37 anni si vedono tutti. Corre con mestiere, dosando le forze, ben sapendo che sono poche.
Quanto ad Aru, meglio non pretendere troppo. Diciamo Fabio che sta studiando da campione. Forse ha bisogno di tempo. Magari ha bisogno di qualche altro esame. Comunque, visto che in questo Giro di grandi professori non se ne vedono, gli consigliamo di fare il suo '68 e di salire direttamente lui in cattedra.