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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2014 alle ore 06:36.
L'ultima modifica è del 28 maggio 2014 alle ore 09:11.

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Due fattori hanno contribuito in maniera decisiva al successo del Pd di Renzi. Il primo è stato la sua capacità di portare a votare i suoi elettori, quelli che avevano votato Pd nel 2013. Un altro Pd. Il secondo è stato la sua capacità di allargare la base di consensi del suo partito, nonostante questo sia difficile per un partito di governo in tempo di crisi. Il primo fattore ha pesato più del secondo.



A mano a mano che diventano disponibili i voti ai partiti a livello di singole sezioni elettorali si riesce a capire meglio come sono andate effettivamente le cose. Sono cinque per ora le città in cui grazie a questi dati si sono potuti calcolare i flussi tra i partiti e dai partiti verso l'astensione. La base di riferimento sono le elezioni politiche dell'anno scorso. Si tratta di una consultazione molto diversa da quella delle europee ma per quello che ci interessa questo non è molto rilevante. È ben noto che alle europee si è sempre votato meno che alle politiche ed è stato così anche questa volta. Ma questo non altera le conclusioni della analisi sui flussi perché questa comprende per l'appunto anche i movimenti dal voto al non voto e viceversa.
In fondo non è molto complicato spiegare come Renzi ha vinto. In un contesto in cui i votanti in queste elezioni sono stati circa 6,5 milioni in meno rispetto al 2013 il Pd ha conquistato 2,5 milioni in più. L'affluenza è andata giù e Renzi è andato su. Semplice. È più complicato spiegare perché questo è successo. Perché gli altri partiti hanno perso voti – a eccezione della Lega che ne ha guadagnati circa 300mila – e Renzi ne ha presi di più? Cosa dicono i flussi di voto nelle nostre cinque città? Da dove vengono i voti del Pd?
Il dato più chiaro è che vengono in primo luogo dal Pd stesso. Il tasso di fedeltà del suo elettorato in queste elezioni è stato straordinario. Quelli che lo avevano votato nel 2013 sono tornati quasi tutti a votarlo nel 2014. Una mobilitazione molto efficace. Questo è stato il primo merito di Renzi e la base principale del suo successo. Infatti, la prima – e più importante – regola per vincere è quella di portare a votare i propri elettori. Renzi c'è riuscito. Gli altri no. A Firenze hanno votato Pd oggi addirittura il 95% dei suoi vecchi elettori. E questo spiega anche lo straordinario successo di Dario Nardella, neo sindaco. Il tasso di fedeltà più basso si è registrato a Palermo – e non è una sorpresa – ma siamo sempre al 71%. Il confronto con gli altri partiti è impietoso. A Venezia il Pdl ha perso il 58% del suo elettorato verso l'astensione, a Palermo il 61%. Va meglio – si fa per dire – a Torino con il 35% e a Firenze con il 20%, ma perché qui la base di consensi era inferiore. Più o meno la stessa cosa è successa al M5S. A Venezia non sono tornati a votarlo il 25% di quelli che lo avevano scelto nel 2013, a Firenze il 38%, a Palermo il 45% e così via.

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