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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2014 alle ore 17:47.
L'ultima modifica è del 01 giugno 2014 alle ore 18:11.

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La prossima settimana lo sblocco della riforma del Senato a Palazzo Madama. Poi la messa a punto della delega fiscale, sulla quale ammette di aver imposto uno stop per fare gli approfondimenti con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan questo martedì. Poi l'importante Consiglio dei ministri del 13 giugno che varerà la riforma della Pa («sono arrivate ben 40mila mail a Marianna Madia») e il pacchetto competitività per le imprese. Poi l'accelerazione sul Ddl delega che riforma welfare e lavoro, l'ormai famoso jobs act. Poi la riforma della giustizia civile («che si può in realtà definire barbara») entro giugno, e anche la giustizia penale e quella amministrativa e quella contabile. Di carne al fuoco ce n'è obiettivamente abbastanza. Ma Matteo Renzi, giunto a Trento per partecipare al festival dell'economia, va oltre. E sorprendendo anche alcuni dei suoi più stretti collaboratori lancia un nuovo provvedimento, che lui stesso battezza «sblocca-Italia».

Entro luglio lo «sblocca-italia»
Altro che salva-Italia o altro del genere di già visto. Qui si tratta di liberare il Paese dai mille lacci e lacciuoli che lo legano da decenni, nell'impossibilità di decidere per via di qualche burocratico "capo dipartimento" che spesso attanaglia gli amministratori locali. Un vecchio sogno di Renzi, fin dai tempi delle primarie per la premiership contro Pier Luigi Bersani, e che ora che è arrivato a Palazzo Chigi il premier prova a far diventare realtà. Si parte proprio dagli amministratori locali: «Domani manderò ai sindaci la richiesta di indicare quali siano i punti critici dei loro Comuni, dagli investimenti bloccati per l'imprenditore al sindaco bloccato dalla sovrintendenza fino all'imprenditore straniero pronto ad investire a Milano se non avesse i permessi bloccati. I sindaci avranno 15 giorni di tempo e alla fine di luglio, raccogliendo i dati, emaneremo un decreto che chiamo Sblocca-Italia, un decreto che libererà le energie e sarà operativo da subito. L'Italia dovrà essere il Paese della trasparenza, più degli anglosassoni, un Paese più efficiente della Germania, un Paese più fantasioso di prima».

Il plauso di Marchionne
E giù applausi. Compreso quello dell'Ad di Fiat Sergio Marchionne, seduto in prima fila. Il ventilato incontro Renzi-Marchionne non ci sarà a Trento. Ma il numero uno della Fiat, poco più tardi, fa sapere comunque quello che pensa sul governo durante un dibattito moderato dal direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano: «Vorrei che quello che abbiamo sentito oggi dal presidente Renzi si facesse – dice Marchionne –. L'Agenda di Renzi credo che sia l'unica Agenda che abbiamo come Paese e come Europa. E spero che lo ascoltino».

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