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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2014 alle ore 17:47.
L'ultima modifica è del 01 giugno 2014 alle ore 18:11.

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Le «raccomandazioni» e il rinnovo della commissione Ue
Già, l'Europa. Fra qualche ora sono attese le raccomandazioni della Commissione Ue all'Italia. C'è il timore che Bruxelles chieda una manovra aggiuntiva?, chiedono a Renzi sia Tito Boeri presentando l'evento sia Enrico Mentana durante l'intervista pubblica. «Non ho particolari timori... La commissione Ue farà le sue valutazioni, ma non è questo il punto. Il punto punto vero è che cosa i governi europei immaginano della prossima commissione». Come a dire: questa commissione Ue è in scadenza e la prossima dovrà tenere conto dei mutamenti avvenuti e delle nuove aspettative dei cittadini europei. E qui Renzi ricorda «la congiunzione astrale»: il primo pianeta è il comune sentire – ricorda – che le risposte fin qui date dalla Ue non sono state decisive per uscire dalla crisi. «Abbiamo capito che va cambiata la linea economica». Il secondo pianeta riguarda appunto il rinnovo della commissione Ue e dei vertici europei. «A nessun governo può essere dato diritto di veto – dice il premier –. Ma occorre ricordare che nessun partito, né il Ppe né il Pse, ha ottenuto la maggioranza assoluta. Il problema non è Juncker, ma certo non si può dire che se Juncker non diventerà presidente della Commissione Ue non si sarà rispettato il voto degli europei». Insomma, la nomina più importante dovrà essere concordata tra Ppe e Pse e potrebbe essere anche una mediazione diversa dal popolare Juncker (e qui viene in mente l'ipotesi Enrico Letta, anche se per il nostro ex premier sembra più probabile la casella di presidente del Consiglio Ue ora occupata da Van Rompuy). Il terzo pianeta, infine, è il semestre di guida italiana della Ue che inizia a luglio. Con i 183 miliardi tra fondi Ue e fondi coesione e sviluppo che se spesi bene «sono una grande opportunità per il nostro Paese».

Dalla Rai polemica incredibile e umiliante
Nei giorni del caso Rai, con dipendenti e giornalisti mobilitati contro i tagli ventilati, non poteva mancare un intervento sul tema. «Vogliono fare sciopero? Lo facciano, poi andiamo a vedere quanto costano le sedi regionali. È incredibile e umiliante questa polemica sullo sciopero quando nel Paese reale tutte le famiglie tirano la cinghia. Se avessero annunciato lo sciopero prima del voto avrei preso il 42,8% invece del 40,8%, peccato...», dice Renzi. E rilancia: «Per tagliare i costi l'operazione più semplice è quella di vendere Rai Way».

Tra dieci anni tutti a casa
«Tra dieci anni? Immagino un'Italia più smart», dice infine Renzi incalzato dalla "spalla" Mentana in un susseguirsi di inglesismi e metafore calcistiche. Smart è anche il look del premier, giunto all'appuntamento trentino in camicia celeste, jeans e stringate marroni (all'arrivo indossava anche un giubbotto sportivo). Ma soprattutto, annuncia Renzi, tra dieci anni si va tutti a casa. È questo l'orizzonte temporale che Renzi dà a se stesso, come pure alla sua squadra di trentenni al governo. Perché è finita l'epoca dei politici di professione che durano trenta e più anni (e qui, per restare al tema europeo, si allontana la candidatura di Massimo D'Alema a qualche ruolo di peso). «Dobbiamo essere pronti a cambiare vita, tra 10 anni fatto quello che uno deve fare, saluta la curva e arrivederci...». Vedremo tra dieci anni se anche questa promessa, forse la più difficile di tutte, sarà mantenuta.

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