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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2014 alle ore 18:13.
L'ultima modifica è del 02 giugno 2014 alle ore 18:22.

Quando non si ha un fisico da amazzone e non si possono seppellire le avversarie a suon di cannonate, sul campo bisogna inventarsi qualche cosa di diverso. Bisogna affinare i colpi, variare le traiettorie, sviluppare acume tattico, giocare sulla rapidità, sulla precisione e sull'imprevedibilità. D'altra parte si sa, la necessità aguzza l'ingegno. Così Sara Errani, alta meno di 1,65 in un circuito dominato da campionesse dal fisico statuario, non potendo far leva sulla potenza pura, ha imparato ad alternare pallonetti millimetrici a palle corte imprendibili, a cambiare ritmo, a disegnare sorprendenti geometrie, ad usare il passante con micidiale accuratezza e, grazie anche all'abitudine agli schemi del doppio, a chiudere il punto con volèe da manuale.
Un repertorio puntualmente messo in mostra, oggi, dalla nostra, sul Suzanne Lenglen del Roland Garros. Dall'altra parte della rete c'era Jelena Jankovic che, se pure non è più la giocatrice che fu capace di arrampicarsi fino alla prima posizione mondiale a cavallo tra il 2008 e il 2009, è pur sempre un osso duro. Il match, che valeva un posto ai quarti di finale dello Slam francese, per la verità, non ha offerto un grande spettacolo sul piano tecnico. La tensione avvertita da entrambe le parti ha determinato una partita segnata da molti errori non provocati, commessi soprattutto da parte serba che, alla fine, è arrivata a totalizzare ben 39 gratuiti.
Sara, dal canto suo, è stata brava a non smarrire mai il filo dell'incontro e a prevalere nei momenti più delicati del match. Subito avanti per 2/0, poi 4/1 (con una palla per il 5/1), l'azzurra non si è persa d'animo quando l'avversaria l'ha rimontata ed è, addirittura, passata a condurre per 5/4, quindi per 6/5 con un set-point a disposizione. Nel momento più difficile della partita, la Errani ha lottato con le unghie e con i denti, versando qualche lacrima ma senza mai perdersi d'animo. Una battaglia continuata in un tie-break nel quale Sarita ha subito preso il largo, volando sul 2/0 e poi sul 5/2 per farsi ancora recuperare sul 5/5, prima di aggiudicarsi gli ultimi due punti, portando a casa un importantissimo primo set.
Persa la prima frazione, la Jankovic ha subito l'inevitabile contraccolpo, cedendo tre game di fila. La reazione della giocatrice di Belgrado, a quel punto, poteva servire soltanto ad accorciare le distanze sul 4/2, presto trasformato in 5/2 dalla Errani. Qui, al secondo match-point, la serba mandava in corridoio uno dei tanti dritti sbagliati nell'incontro e Sara Errani poteva chiudere per 7/6, 6/2 una partita difficile e faticosa sia sul piano fisico che su quello nervoso. Al punto che la nostra, con un gesto che avrebbe potuto tranquillamente risparmiarsi, invece di esultare semplicemente per la vittoria, si è girata verso la claque di spettatori serbi, che l'aveva infastidita più volte, e gli ha fatto segno di stare zitti.
Un atteggiamento non proprio simpaticissimo che, di solito, non fa parte del repertorio di Sara. Un piccolo neo in un match vinto servendo addirittura il 90% di prime palle, chiudendo il 79% dei punti a rete, trasformando il 70% dei break point e commettendo ben 19 errori in meno della sua fallosissima avversaria.
La nostra raggiunge, così, per la terza volta consecutiva i quarti di finale a Parigi (negli ultimi due anni approdò, poi, in finale e in semifinale) dove la aspetta, ora, la tedesca Petkovic che, pur non essendo una giocatrice da sottovalutare, non sembra un ostacolo insuperabile per Sarita. In un tabellone orfano della grandi protagoniste del circuito (tra tutte Williams , Li Na, Radwanska) la Errani potrebbe anche lanciarsi in una lunga cavalcata dall'esito imprevedibile. Ma, per ora, è meglio non farsi tentare troppo da sogni e miraggi ancora lontani e concentrarsi sul prossimo incontro…
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