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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2014 alle ore 07:58.
L'ultima modifica è del 05 giugno 2014 alle ore 07:35.

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Il modulo sperimentale di sollevamento elettromeccanico per la difesa di Venezia dalle acque alte eccezionali dovrebbe essere completato entro il 2016; il costo complessivo supera i 5.400 milioni (prezzo «chiuso» stabilito nel 2005), lo stato di avanzamento dei lavori é pari all'87% e, ad ottobre, serviva ancora un miliardo circa.

I soggetti coinvolti nell'inchiesta
Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni è indagato per finanziamento illecito ai partiti. Fra gli arrestati dalle Fiamme Gialle anche l'assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, il consigliere regionale Pd Giampietro Marchese, il presidente del Coveco, cooperativa impegnata nel progetto Mose, Franco Morbiolo, il generale in pensione Emilio Spaziante, l'amministratore della Palladio Finanziaria spa Roberto Meneguzzo.

Misura sospesa per il senatore di Fi Giancarlo Galan, ex presidente della Regione Veneto, per il quale serve l'autorizzazione del Senato. Galan è indagato con l'accusa di aver ricevuto fondi illeciti per almeno 800mila euro dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn) nell'ambito delle opere del Mose. Le dazioni, da fondi neri realizzati dal Consorzio e dalle società che agivano in esso, risalirebbero agli anni tra il 2005 e il 2008 e il 2012.

Dall'indagine sul Mose è emerso un sistema che ha prodotto 25 milioni di euro di fondi neri, dei quali ora si è «accertata la destinazione risalendo a responsabilità soggettive», ha detto il comandante della Gdf del Veneto, Bruno Buratti. La Procura sottolinea il ruolo del Nucleo polizia tributaria e della Finanza, «che anche resistendo a tentativi di interferenze nell'ambito di una indagine complessa e difficile ha consentito di far emergere settori di illegalità e recuperare ingenti risorse finanziarie frutto di attività illecite».

Le genesi dell'indagine
Gli arresti eccellenti di questa mattina all'alba in Veneto partono da una inchiesta della Guardia di finanza di Venezia avviata circa tre anni fa. Il pool di pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino (Dda) avevano scoperto che l'ex manager della Mantovani Giorgio Baita, con il beneplacito del proprio braccio destro Nicolò Buson aveva distratto dei fondi relativi al Mose, le opere di salvaguardia per Venezia, in una serie di fondi neri all'estero. Il denaro, secondo l'accusa, veniva portato da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino dove i soldi venivano riciclati da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc.

Le Fiamme gialle avevano scoperto che almeno 20 milioni di euro, così occultati, erano finiti in conti esteri d'oltre confine e che, probabilmente, erano indirizzati alla politica, circostanza che ha fatto scattare l'operazione di questa mattina all'alba. Dopo questa prima fase, lo stesso pool, coadiuvato sempre dalla Finanza, aveva portato in carcere Giovanni Mazzacurati ai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). Mazzacurati, poi finito ai domiciliari, era stato definito "il grande burattinaio" di tutte le opere relative al Mose. Indagando su di lui erano spuntate fatture false e presunte bustarelle che hanno portato all'arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, rispettivamente consigliere e dipendente di Cvn, e quattro imprenditori che si spartivano i lavori milionari.

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