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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2014 alle ore 09:15.
L'ultima modifica è del 05 giugno 2014 alle ore 12:09.

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La questione Ucraina, la richiesta alla Russia di fare marcia indietro sulla Crimea e dai territori orientali, l'incoraggiamento per un incontro in tempi brevi fra Vladimir Putin e il nuovo presidente ucraino Petro Poroshenko hanno dominato la cena al vertice del G7 che si è aperto eccezionalmente a Bruxelles ieri sera al Palazzo del Consiglio d'Europa Justus Lipsius. Il messaggio, forte e unitario è stato chiaro: occorre una soluzione rapida.

Il documento finale sulle questioni di politica internazionale, il tema centrale di ieri notte, affronta diversi focolai internazionali. Ma al primo posto, il tema più lungo, diviso in ben sei punti, ciascuno dedicato a un aspetto della complessa situazione diplomatica, è dedicato all'Ucraina. Nel comunicato di ieri sera i sette Grandi affrontano nell'ordine la questione siriana, il problema della destabilizzazione in Libia, il "cessate il fuoco" in Mali, la necessità di restituire stabilità alla repubblica Centro Africana e di preparare elezioni trasparenti quanto prima; il negoziato per un disarmo nucleare in Iran, la Corea del Nord. Però è sull'Ucraina, sulle interferenze russe, sulla necessità di restituire i territori occupati che il comunicato dà ampio spazio. Ma non ci sono state nuove sanzioni, solo una discussione su cosa potrebbe farle scattare, visto che sulla carta la Russia vuol dare l'impressione di aver arrestato la minaccia militare (ma sono militari russi che coordinano l'azione dei ribelli in Ucraina orientale), Mosca inoltre sta negoziando con Kiev sul gas e lo stesso Vladimir Putin ha detto di essere pronto a vedere Barack Obama già venerdì ai margini della colazione che celebrerà a Ruen il 70esimo anniversario dello sbarco in Normandia. Ma anche Obama, prima di lui, aveva detto di essere pronto a incontrarlo seppure informalmente. Nel frattempo questa sera a Parigi Francois Hollande, David Cameron e Angela Merkel hanno già un programma per dei bilaterali. L'obiettivo è quello di una mediazione e di costruire i presupposti per una soluzione da qui ai prossimi due giorni. Obama, per evitare il rischio di un incontro fortuito all'Eliseo dove Hollande vedrà Putin per una cena, ha chiesto che il loro "dinner" avvenga in un ristorante parigino.

Ma il problema più grave e imbarazzante per Barack Obama resta quello del sergente Bowel Bergdahl. Ieri i Talebani hanno rilasciato un video che ha dominato le news americane. Nessuna rete televisiva ha dato spazio adeguato al discorso storico di Varsavia o al G7, ha dominato invece quello che viene percepito come una seconda Bengasi, un granchio colossale di politica estera.
Ma se l'America si occupa del sergente, l'Europa segue gli sviluppi in Ucraina, le dinamiche con la Russia che resta comunque isolata, a partire da questo storico G8 "redux" che doveva tenersi a Sochi. Ma all'unanimità gli altri sette avevano deciso il marzo scorso, proprio qui a Bruxelles, di sospendere Mosca per la gravità delle sue azioni in Ucraina. Hanno ripristinato il G7 e hanno definito le azioni di Mosca contrarie ai principi del rispetto delle norme internazionali che il Gruppo, per definizione, deve tutelare.

L'isolamento di Mosca non è stato in questi giorni solo nel contesto del G7. Ieri mattina a Varsavia le celebrazioni per il 25esimo anniversario delle prime elezioni libere in Polonia si sono trasformate in un attacco d'accusa contro la Russia. La cerimonia è stata toccante. In piazza fra i notabili c'era anche Lech Walesa : «che saltò il cancello di un cantiere a Danzica e trasformò uno sciopero in un movimento – ha detto Obama nel discorso, vigoroso e diretto -, il principio della fine del comunismo. Quell'anno, dall'Ungheria che tagliava i fili spinati, alla Cecoslovacchia con la sua rivoluzione di velluto alla Germania che ha abbattuto il muro di Berlino il vento della libertà fu inarrestabile. E oggi quello stesso spirito anima chi in Ucraina ha scelto la libertà». Obama ha chiesto che la Crimea annessa illegalmente sia restituita all'Ucraina, ha sottolineato che il multiculturalismo deve poter superare lo spirito delle fazioni, che i regimi corrotti non appartengono alla democrazia. Ha ricordato il miracolo economico polacco e ha voluto rassicurare quei paesi più piccoli della Nato che si sentono vulnerabili davanti alle volatili decisioni di chi in Russia siede ai vertici del potere. Obama ha ricordato che "l'aggressione Russa dell'Ucraina" conferma che le nazioni libere «non possono essere deboli nel perseguire la visione che condividiamo, un'Europa unita, libera e in pace». Poi il messaggio che i polacchi in piazza aspettavano: «So che nella storia il popolo polacco è stato abbandonato dagli amici quando ne aveva più bisogno. Oggi sono a Varsavia per conto degli Stati Uniti e della Nato per riaffermare la validità dell'articolo 5: un attacco contro un alleato è un attacco contro tutti gli alleati». Infine, ieri mattina, l'incontro con il Presidente eletto ucraino Petro Poroshenko, un industriale del cioccolato che ha fama di essere incorruttibile grazie anche alla sua sostanziosa ricchezza. Obama gli ha ribadito la sua solidarietà e il vicepresidente Joe Biden sarà sabato alla sua cerimonia di giuramento. Se al G7 non ci saranno sanzioni di certo Obama rientrerà in America con una Nato sulla via del rafforzamento finanziario e dunque militare. Oggi al G7, il primo formale del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, si parlerà soprattutto di ambiente. Domani Obama in Normandia chiuderà questo viaggio europeo denso di simbolismi e ricordi di un passato, che secondo Washington e la maggioranza dell'opinione pubblica europea non dovrà più ripetersi.

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