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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2014 alle ore 12:03.
L'ultima modifica è del 06 giugno 2014 alle ore 12:33.

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«Io sono entusiasta delle cose che voglio fare, però voglio poterle fare. Non mi sono dimesso dalla magistratura, il mio posto in Cassazione è sempre disponibile». Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, a 24 Mattino su Radio 24. Sul problema del mancato completamento di nomine nell'Autorità che presiede, Cantone sottolinea che: «Per carità, lo dico per scherzo, io sono convintissimo al 100% che mi daranno la possibilità di fare bene. Anche perché questo è un posto nel quale ha un senso esserci se riusciamo a fare qualcosa».

«Le nomine che mancano - ha continuato Cantone - non so se arriveranno oggi nel Consiglio dei ministri. Queste mancate nomine obiettivamente un po' rallentano la nostra attività, su tante cose sto lavorando da solo, un organo collegiale non può essere sostituito da un organo monocratico. Però aggiungo che finora queste nomine sono state di tipo politico, fatte dal Presidente del Consiglio su richiesta del ministero della Funzione pubblica. Il ministro ha ritenuto di fare una ‘call', sono arrivate 230 domande e vanno valutati i titoli. Quindi meglio se aspettiamo una settimana in più e facciamo le nomine migliori". A proposito di attesa, Cantone ha detto che "molto probabilmente oggi in Consiglio dei ministri non si dovrebbe decidere nulla sul decreto anticorruzione. Così mi è stato detto ma non sono a Roma, non so niente di sicuro».

«Le regole? Servono fino a un certo punto»
Cantone poi ha escluso di potersi occupare anche dell'inchiesta sul Mose: «Credo non abbia alcun senso. Non è che ogni emergenza necessita di un commissario. Sull'Expo può avere un senso perché ci sono termini stretti, sul Mose i temi sono già da tempo superati».

Cantone, parlando di lotta alla corruzione, ha detto a Radio 24 che «certamente il primo problema sono i ladri, possiamo fare tutte le regole del mondo ma le regole possono svolgere un ruolo fino a un certo punto, non credo abbiano un ruolo salvifico. Le regole devono evitare che i ladri la facciano franca. Ma è impossibile impedire la corruzione, così come i furti. Il primo furto è stato nel Paradiso terrestre, e lì c'era un controllore d'eccezione…».

«In carcere per corruzione? Non più di due»
A proposito del "Daspo" per i politici, «Renzi voleva dire che bisogna stabilire l'interdizione perpetua per i politici condannati in via definitiva per certi tipi di corruzione. – continua Cantone a Radio 24 - Questo si può fare, è una cosa che molti condividono».
Infine una battuta sulla statistica riportata ieri da Gian Antonio Stella sul Corriere della sera. Stella ieri diceva che nelle carceri italiane ci sono 156 detenuti per reati economici e finanziari, lo 0,4% del totale dei carcerati: «Le statistiche di Stella sono anche esagerate - ha detto Cantone -. Tra prescrizioni, affidamenti in prova, sospensione della pena, in carcere ormai non ci va nessuno. Faccio fatica a credere che ci siano più di due detenuti in carcere in Italia per corruzione. E forse due è anche un numero esagerato».

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