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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2014 alle ore 12:22.
L'ultima modifica è del 06 giugno 2014 alle ore 18:48.

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Il sindaco di VenezIa Giorgio Orsoni esce dall'aula bunker di Mestre, al termine dell'interrogatorio di garanzia a Mestre, 6 giugno 2014. ANSA/ANDREA MEROLAIl sindaco di VenezIa Giorgio Orsoni esce dall'aula bunker di Mestre, al termine dell'interrogatorio di garanzia a Mestre, 6 giugno 2014. ANSA/ANDREA MEROLA

Al via, poco dopo le otto, gli interrogatori di garanzia nell'aula bunker di Mestre (Venezia) in merito all'inchiesta sugli appalti del Mose che ha portato in carcere 25 persone e dieci ai domiciliari. Davanti al gip Alberto Scaramuzza, è comparso il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, agli arresti domiciliari per finanziamento illecito ai partiti, uscito dopo 45 minuti. Il sindaco è indagato per una tangente da 560 mila euro datagli a favore della sua campagna elettorale del 2010 dal consorzio Venezia Nuova.

La maxi inchiesta della Procura di Venezia ha per oggetto i fondi neri realizzati dal consorzio Venezia Nuova, all'epoca dei fatti presieduto da Giovanni Mazzacurati, destinati a finanziare in modo illecito politici e figure di spicco in ambito amministrativo allo scopo di favorire la realizzazione delle opere di salvaguardia di Venezia.

Orsoni, ha poi riferito il suo avvocato, Daniele Grasso, ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee in merito alla vicenda. «Sono state una serie di dichiarazioni molto lucide - ha detto l'avvocato di fiducia, Daniele Grasso - con le quali si è dichiarato estraneo ai fatti. Sono fiducioso, spero in una soluzione della vicenda giudiziaria in tempi rapidi».

«Ci sono state una serie di dichiarazioni - ha sottolineato Grasso - molto lucide, tranquille e serene con le quali ha dichiarato che non riconosce alcun addebito di responsabilità e proponendosi di dimostrarlo attraverso una fase di indagini difensive e di integrazioni della documentazione della Procura».

«Sul ricorso al Tribunale del riesame - ha aggiunto Grasso - dobbiamo ancora decidere, abbiamo comunque una linea difensiva ma siamo in una fase di totale riservatezza». Grasso ha poi affermato che trova improprio l'inserimento di Orsoni «nel contesto» di questa indagine. «Poteva essere evitato - ha rilevato il legale - perché la sua posizione va letta in modo diverso, soprattutto perché non ha nessun rapporto con gli altri capi di imputazione rispetto ad altri dell'inchiesta».

«Il sindaco è molto provato - ha concluso Grasso - come uomo delle istituzioni sta soffrendo tanto quanto soffre dal punto di vista umano». Infine, secondo l'Ansa, il sindaco di Venezia avrebbe parlato di sé al Gip veneziano Alberto Scaramuzza in questo modo: «A me hanno chiesto di fare il sindaco, sono un uomo prestato alla politica che non può minimamente fare azioni del genere».

Sulla vicenda è intervenuto anche il senatore Giancarlo Galan. «Stanno tentando di scaricare su di me nefandezze altrui. Non mi farò distruggere per misfatti commessi da altri», ha affermato in una nota in merito all'inchiesta Mose. «Su ogni cosa che ho detto e fatto nella mia vita ho sempre messo la faccia. Ho tutta l'intenzione di farlo anche stavolta, su questo» non c'è «alcun dubbio», ha aggiunto.

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