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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2014 alle ore 09:35.
L'ultima modifica è del 07 giugno 2014 alle ore 09:39.

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Ancora scossa dai casi giudiziari legati alle tangenti per il Mose, Venezia riparte dai «Fundamentals» di Rem Koolhaas. Dopo gli scandali e imbarazzi dei giorni scorsi, che hanno portato all'arresto del sindaco Giorgio Orsoni, oggi il capoluogo veneto apre le porte al pubblico della 14° Mostra Internazionale di Architettura curata dall'architetto olandese.

Scavare fino alle fondamenta del passato, per indagare il presente e proiettarsi nel futuro è lo scopo del viaggio simbolico (dal titolo, appunto, Fundamentals) che Koolhaas propone negli spazi dei Giardini e dell'Arsenale di Venezia. Anche per i non addetti ai lavori questa Biennale si candida a restare nella storia: legata con un filo ideale alla Biennale d'arte firmata l'anno scorso da Massimiliano Gioni, la mostra di Koolhaas si propone di non essere una semplice esibizione di progetti ma vuole essere il risultato di un laboratorio di ricerca sull'architettura in sè.

Dall'enciclopedia delle Arti all'alfabeto dell'Architettura, così la Biennale sembra volersi scrollare di dosso l'idea che la cultura moderna si sia svuotata di identità, si sia appiattita in modo uniforme sotto le spinte della globalizzazione. È contro questa fase di impasse che l'anti-archistar Rem Koolhaas ha chiesto fin dall'inizio di avere più tempo per preparare la sua mostra, che durerà per la prima volta sei mesi invece di tre, e di poter suggerire - anche in questo caso per la prima volta - un soggetto comune ai diversi Paesi partecipanti, cioè Absorbing Modernity 1914-2014: «Ho chiesto di guardare agli ultimi 100 anni di storia - spiega - e di rappresentare come le loro architetture e culture hanno assorbito la modernità. Il processo di globalizzazione é stato per tutti un percorso doloroso e spesso ha sacrificato le identità nazionali. L'architettura si è uniformata nel mondo e oggi vive una fase di impasse. Da questa mostra, però, emerge non solo cosa abbiamo perso, anche quello che abbiamo guadagnato».

Tra i padiglioni dei diversi Paesi sembrano tutti aver accolto la sfida lanciata dal fondatore dello studio Oma (Office Metropolitan Architetture): dal padiglione inglese a quello russo, hanno aderito in tutto 65 nazioni, nove in più rispetto all'anno precedente, di cui 10 per la prima volta a Venezia. «Una ricerca corale», introduce così Paolo Baratta, presidente dalla Biennale di Venezia, la 14° Mostra Internazionale di Architettura. Anche il padiglione Italia, curato da Cino Zucchi ha raccolto la sfida, prendendo la città di Milano come caso di studio e rappresentando il tema degli "innesti", modalità tutta italiana – a volte anche violenta – di assorbire la modernità. Anche in questo caso non sono i progetti dei grandi studi di architettura a trovare spazio (ad esempio Fuksas non risponde all'appello, mentre espongono numerosi emergenti), ma il percorso di lettura proposto dal curatore. Zucchi, infine, si sofferma anche sul sito di Expo, interrogandosi su quale sarà l'eredità dell'area a nord ovest di Milano dopo l'evento.

Sempre l'Italia, presa come emblema dell'enorme divario tra ciò che sono le nostre città oggi e ciò che potrebbero essere se esprimessero tutto il loro potenziale, è protagonista del padiglione Monditalia, allestito lungo gli oltre 360 metri delle Corderie dell'Arsenale: in un viaggio da sud a Nord del Paese 41 progetti selezionati raccontano come è cambiato il territorio italiano negli utlimi anni.

Il viaggio di Koolhaas, però, non si coprende senza partire dal Padiglione centrale: solamente scavando fino alle fondamenta dell'architettura è possibile guardare al futuro. Ed è attraverso 15 stanze che l'architetto olandese presenta il risultato di due anni di lavoro di ricerca con il suo team e la Harvard University sui diversi "dispositivi" (come li definisce Koolhaas) dell'architettura. Nella sezione Elements of Architecture è possibile studiare l'evoluzione di pavimento, tetto, scale, finestre, caminetto, balcone, eccetera. «Mi ha sempre incuriosito come la modernità, ad esempio attraverso un impianto di aria condizionata o la videosorveglianza, abbia influenzato l'architettura che spesso non è stata capace di incorporare queste trasformazioni senza rinunciare a se stessa», racconta il curatore.

Attraverso le scelte di Koolhaasì, dopo anni di risvolti spettacolari o incursioni in mondi onirici ma poco realizzabili, la Biennale di architettura torna così alle origini di un lavoro di ricerca che guarda al futuro. La 14° Mostra Internazionale di Architettura (tra gli sponsor Rolex, Foscarini e Japan International Tobacco) sarà inaugurata sabato 7 giugno ai Giardini con la consegna del Leone d'oro alla carriera a Phyllis Lambert e dei premi ufficiali assegnati dalla giuria internazionale.

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