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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2014 alle ore 14:33.
L'ultima modifica è del 08 giugno 2014 alle ore 19:35.

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Altri nomi illustri nell'affare Mose. Secondo gli stralci di interrogatori - riportati da alcuni organi di stampa - l'ex ministro Giulio Tremonti sarebbe stato il destinatario di una supermazzetta da 500 mila euro. In base alle informazioni filtrate, l'ex ministro che non risulta indagato potrebbe, però, essere convocato dai magistrati per essere ascoltato.

A coinvolgere Tremonti sarebbe l'ex segretaria di Giancarlo Galan, Claudia Minutilli, che in un interrogatorio del 14 luglio 2013 avrebbe detto che l'ex ministro dell'Economia era tra i destinatari delle somme raccolte da Giovanni Mazzacurati (il presidente del Consorzio Venezia Nuova che costruisce il Mose) e in particolare di una supermazzetta da mezzo milione di euro. Soldi che non si sa se siano mai arrivati nelle tasche dell'ex ministro.

L'affare indonesiano
Il quotidiano « Il Messaggero» parla di un affare indonesiano per Galan, al quale la Guardia di Finanza sarebbe arrivata indagando sui rapporti tra l'ex governatore del Veneto e il suo commercialista Paolo Venuti, nell'ipotesi che quest'ultimo fosse il prestanome di Galan in due società. Venuti era stato infatti fermato all'aeroporto di Venezia per controlli e gli erano stati trovati in valigia documenti su alcune compravendite societarie dell'ordine di circa 50 milioni di dollari nel sud-est asiatico, probabilmente in Indonesia. Operazioni che, secondo quanto riportato dal quotidiano romano, erano riferibili a Galan.

Nell'inchiesta compare, infine, la figura di Corrado Crialese, avvocato cassazionista ed ex presidente di Fintecna, la finanziaria pubblica per l'industria. A lui, secondo quanto riferisce il quotidiano «La Repubblica», si rivolgevano gli imprenditori del Mose per comprare le sentenze. L'avvocato avrebbe pagato, per conto delle ditte del Consorzio Venezia Nuova, i giudici del Tar e anche del Consiglio di Stato.

A rivelarlo nel corso di un interrogatorio sarebbe stata ancora una volta Claudia Minutillo insieme a Piergiorgio Baita, primo socio del Consorzio. Una sentenza costava tra gli 80 mila e i 120 mila euro. E spunterebbe tra i tanti anche il nome del presidente del Tar del Veneto, Bruno Amoroso.

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