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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2014 alle ore 12:39.
L'ultima modifica è del 10 giugno 2014 alle ore 07:38.

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Giorgio Squinzi (Ansa)Giorgio Squinzi (Ansa)

Eurobond e meno rigore in Europa, riforme in Italia. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, a Milano per l'assemblea di Assolombarda, chiede a Bruxelles di rilanciare gli investimenti in infrastrutture, allentando «con cautela il rigore di bilancio che ci inchioda al fatidico quanto nefasto 3%». In Europa c'è una combinazione rischiosa di recessione e deflazione, la Bce spiega che l'Eurozona non è fuori dalla crisi, inclusa la Germania, ecco perché «è un bene» l'immissione di liquidità operata dalla Bce e da Draghi, con azioni che riportano l'economia reale al centro dell'attenzione.

Sul fronte interno, Squinzi sottolinea il forte mandato popolare al cambiamento che caratterizza il successo elettorale del premier Renzi. Premier che per Squinzi si è dato l'obiettivo di cambiamento fin dall'inizio, «e noi non possiamo che apprezzare e sostenere chi si prende un tale impegno e ne fissa anche i limiti di tempo». La scelta è tra due alternative secche, tra l'incertezza del cambiamento e la certezza del declino. «Per noi - scandisce Squinzi - è una scelta facile, noi non abbiamo scelta» e per questo Confindustria si dice pronta ad agevolare e rendere fluido un percorso «che può essere irto di ostacoli e di mille diabolici dettagli che lo possono rallentare».

Avanti anzitutto con la riforma istituzionale, dunque, «perché se quando viaggi all'estero il "passaporto imprenditoriale" presenta molti lati positivi, il passaporto delle nostre istituzioni non è ancora in ordine».

Occorre mettere ordine nel titolo V, «perché il nostro non può essere un modello di federalismo che si realizza per moto caotico, in cui le competenze sono esercitate in modo disordinato, sovrapposto e troppo spesso contradditorio». Occorre cancellare tutto ciò che crea opacità, perché è qui che prosperano corruzione e illegalità. «Non ci interessa sapere – spiega Squinzi – se gli imprenditori che corrompono lo fanno perché obbligati o per vero e proprio spirito doloso: essi non possono stare con noi».

Gli imprenditori – spiega – lavorano nelle regole, chi non lo fa «deve stare fuori da casa nostra». Sul fronte fiscale occorre un «patto generale tra Stato e contribuenti», operando una drastica riduzione del prelievo insieme «ad una altrettanto drastica caccia e condanna severissima agli evasori», per cui Squinzi auspica la diffusione nel Paese di una «sana cultura protestante», come in Svizzera, dove per l'evasore scatta anche una sanzione sociele rilevante.

Squinzi apprezza i primi segnali in arrivo dal Governo sul mercato del lavoro, segnali "promettenti e positivi", anche se chiede ora il coraggio di varare una riforma radicale degli istituti attivi e passivi, rispetto a cui i sindacati sono ancora troppo conservatori.
Anche Squinzi, come qualche minuto prima il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca, pensa che a dispetto delle inchieste e degli scandali l'Expo sarà un successo. «Oggi siamo avviliti dalla cronaca – commenta – ma dobbiamo ricordare la storia che ha permesso di aggiudicarci l'Expo».

Confindustria ribadisce il proprio impegno nel progetto e per sottolineare la valenza simbolica dell'evento, per la prima volta, nel 2015, la Confederazione terrà a Milano la propria assemblea annuale.

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