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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2014 alle ore 11:52.
L'ultima modifica è del 14 giugno 2014 alle ore 13:25.

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È durato meno di 24 ore il ritorno del sindaco di Venezia a Ca' Farsetti. Giorgio Orsoni ha annunciato le proprie dimissioni in una conferenza stampa: solo ieri pomeriggio, in un altro incontro pubblico, aveva confermato la volontà di restare la proprio posto, ma il pressing si era fatto insostenibile.

La spallata definitiva è arrivata di prima mattina: «Siamo umanamente dispiaciuti per la condizione in cui si trova Orsoni, ma abbiamo maturato la convinzione che non vi siano le condizioni perché prosegua nel suo mandato. Lo invitiamo a riflettere sull'opportunità di offrire le dimissioni»: la nota firmata da Debora Serracchiani, vice segretario Pd e Roger De Menech, segretario regionale Pd, è arrivata dopo la giornata che aveva visto Venezia ritrovare un sindaco libero e determinato a non mollare, ma una Giunta a pezzi. La prima a lasciare, ieri sera, era stata l'assessore Tiziana Agostini, già Coordinatrice regionale delle democratiche di sinistra del Veneto e componente del Consiglio nazionale dei Ds. Poi era arrivata la rinuncia alle deleghe di Sebastiano Bonzio, consigliere della Federazione della Sinistra, e - via Facebook – di Jacopo Molina, anch'egli del Pd, che stamattina ha annunciato, via Facebook, di volersi dimettere da consigliere comunale.

«Ho deciso di non dimettermi perché non ci sono le condizioni oggettive per farlo, non ho nulla personalmente da rimproverarmi» aveva detto ieri il sindaco di Venezia al termine della prima Giunta convocata dopo essere stato scarcerato dai domiciliari cui era stato ristretto perché indagato per finanziamento illecito dei partiti nella vicenda Mose.

La spiegazione delle dimissioni è ora affidata a una lettera: «Le indagini della magistratura nei miei confronti hanno fatto emergere in modo sempre più evidente la mia estraneità al mondo della politica, alla quale mi ero prestato con sincero spirito di generosità verso la città. Dopo il chiarimento ottenuto con i magistrati inquirenti e la reimmissione nella carica conseguente alla revoca del provvedimento restrittivo nei miei confronti, mi sono messo a disposizione del Consiglio per individuare un percorso amministrativo che consentisse di perfezionare quegli atti urgenti necessari nell'interesse dei cittadini. Le reazioni per lo più opportunistiche e ipocrite di singoli esponenti, anche appartenenti a quella maggioranza che fino a ora ha sostenuto la mia giunta, mi hanno convinto che non sussistono neppure le condizioni minime per un percorso amministrativo per l'approvazione di atti urgenti, a meno di una forte presa di responsabilità da parte del Consiglio». Orsoni resterà ancora in carica per venti giorni, per il solo disbrigo delle questioni urgenti e obbligatorie: il sindaco dimissionario ha anche deciso anche di togliere tutti gli incarichi alla Giunta comunale, per cui renderà conto direttamente al Consiglio, anch'esso in carica per venti giorni. Trascorso il termine, subentrerà un commissario prefettizio.

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