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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2014 alle ore 16:51.
L'ultima modifica è del 14 giugno 2014 alle ore 17:13.

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Con l'avanzata dei jihadisti in Iraq «il rischio è che si venga a creare un vero e proprio hub del terrorismo proprio in quella zona». Lo ha affermato il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, intervenendo al Consiglio per le relazioni tra Italia e Usa, a Venezia.

Sulla crisi in Iraq l'Italia «ha un ruolo da giocare», ha aggiunto poi Mogherini. Infatti «Il conflitto - ha spiegato - ha radici all'interno del Paese, ma ha fortissime connessioni con quello che succede intorno, in Siria, Iran, Libano e nei Paesi del Golfo. L'Italia può giocare un ruolo nel coinvolgere i diversi attori regionali». «Penso all'Iran, che sta offrendo il proprio aiuto. Se collego questa disponibilità iraniana con quella a lavorare in modo determinato per raggiungere accordi conclusivi sul nucleare e all'inizio con un dialogo con l'Arabia Saudita, si potrebbe andare verso un nuovo equilibrio regionale», ha concluso il ministro.

L'Iran invia 2mila soldati in Iraq
Di fatto, l'Iran ha inviato 2.000 soldati in Iraq nelle ultime 48 ore per aiutare il governo di Baghdad a fronteggiare i jihadisti. Lo ha riferito un alto funzionario iracheno al Guardian.

In particolare, 1.500 basiji (milizie volontarie controllate dai pasdaran) hanno attraversato il confine nella provincia di Diyala, nell'Iraq centrale, altri 500 nella provincia di Wasit, nel sud-est. Il Guardian ha poi confermato che l'Iran ha inviato in Iraq anche il generale Qassem Suleimani, eminenza grigia delle Guardie rivoluzionarie.

In Iraq parte la controffensiva dell'esercito nei confronti dei jihadisti
Intanto riparte da Samarra, la città 120 chilometri a nord di Baghdad, la controffensiva dell'Iraq da parte delle truppe regolari irachene, per riprendere alle milizie sunnite le zone occupate negli ultimi giorni: almeno a sentire il premier, Nuri al-Maliki, che ha designato la città quale «base della battaglia per riconquistare i territori occupati dai terroristi».
Soprattutto, l'esercito sarebbe riuscito a cacciare i combattenti dell'Isil da Dhuluiya, una località ad appena una novantina di chilometri dalla capitale Baghdad.

Mentre a Baghdad è stato alzato il livello della sicurezza in vista del possibile arrivo delle milizie dello Stato islamico di Iraq e Siria (Isis). La polizia e l'esercito si stanno coordinando con i volontari delle milizie popolari, ed in particolare con quelli delle brigate Hezbollah e delle Bande della gente della verità, altra formazione sciita. Non si vedono invece al momento per le strade le milizie legate all'imam Moqtada al Sadr.

I corpi bruciati di dodici poliziotti sono stati scoperti nella località irachena di Ishaqi, riconquistata dall'esercito dopo essere stata occupata dalle milizie jihadiste dello Stato Islamico in Iraq e nel Levante (Isil): lo hanno reso noto fonti della sicurezza irachena.

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