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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2014 alle ore 18:28.
L'ultima modifica è del 14 giugno 2014 alle ore 16:59.

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La figlia di Saddam, Raghad Hussein in una foto di repertorio (Ap)La figlia di Saddam, Raghad Hussein in una foto di repertorio (Ap)

Gli Stati Uniti «non si impegneranno in azioni militari» in Iraq «in assenza di un piano politico da parte degli iracheni». Lo ha detto il presidente Usa Barack Obama parlando alla Casa Bianca. «Ci vorranno diversi giorni» per decidere come intervenire in Iraq al fianco del governo di Baghdad, ha chiarito il presidente parlando dell'avanzata degli insorti sunniti dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) che puntano su Baghdad, aggiungendo che «non è una cosa che si decide nel corso di una notte».

La linea di politica estera degli Stati Uniti resta, comunque, quella di combinare «azioni militari mirate» se necessario con «lo sforzo insieme alla comunità internazionale» per risolvere le crisi insieme e ricorrendo alla diplomazia. Obama ha anche sottolineato che «sono in corso discussioni sulla produzione locale di petrolio» e ha segnalato che i produttori locali potrebbero dovere aumentare la produzione, ma per il momento non ci sono stati problemi enormi.

La felicità della figlia di Saddam: vittorie degli uomini di mio padre
La figlia maggiore di Saddam Hussein si è detta "molto felice" per le vittorie riportate in Iraq dagli "uomini di mio padre", tra cui l'ex leader del partito Baath, Izzat al Douri, che si sono uniti ai jihadisti dello Stato islamico in Iraq e nel Levante (Isil) nell'offensiva in corso dall'inizio della settimana nelle principali città sunnite del paese. «Sono molto felice di vedere tutte queste vittorie», ha detto Raghad Saddam Hussein al quotidiano Al Quds, dopo che i miliziani hanno conquistato la città natale di Saddam, Tikrit. "Queste sono vittorie degli uomini di mio padre e di mio zio Izzat Al-Douri", ha aggiunto.

Al Douri sarebbe il principale comandante degli ex baathisti che si sono uniti all'Isil (i jihadisti) per catturare Mosul, Tikrit e le altre città a maggioranza sunnita. Al Douri, vicepresidente sotto Saddam (era il "re di fiori" delle carte diffuse dall'esercito americano per cercare i gerarchi del regime) è sempre riuscito a sfuggire alla cattura dopo la presa di Baghdad, nel 2003, trovando riparo in Siria, Qatar e in alcune zone dell'Iraq. Parlando ad al Quds, Raghad si è detta sicura del successo dei miliziani contro l'attuale governo iracheno: «Sono rincuorata. Un giorno tornerò in Iraq e andrò sulla tomba di mio padre. Forse non accadrà presto, ma avverrà». Al Douri figura in cima alla lista dei baathisti ricercati da Baghdad, mentre Raghad è al 16esimo posto. La figlia di Saddam risiede in Giordania, che le ha concesso asilo per "motivi umanitari".

L'aviazione bombarda Tikrit
L'aviazione governativa irachena ha ripreso oggi a bombardare Tikrit, città situata 150 km a nord di Baghdad e da due giorni controllata in parte da miliziani qaedisti. Tikrit, città natale di Saddam Hussein, si trova 140 chilometri a nord-ovest di Baghdad, mentre Samarra dista solo 110 chilometri dalla capitale. Lo riferisce al Arabiya che cita testimoni oculari. Elicotteri militari di Baghdad hanno aperto il fuoco con razzi anche contro una moschea della città natale di Saddam Hussein.

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