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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2014 alle ore 08:31.
L'ultima modifica è del 18 giugno 2014 alle ore 21:42.

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Carlo Lissi ha confessato il triplice omicidio della moglie e dei due figli piccoli avvenuto sabato sera a Motta Visconti, nel Milanese. «Voglio il massimo della pena» avrebbe detto agli inquirenti con la testa tra le mani. La confessione - hanno spiegato gli inquirenti - non è stata spontanea. Ma «gli elementi erano tali e tanti da portare in quella direzione». Messo di fronte alle incongruenze del suo racconto, Lissi quindi «è crollato».

L'impiegato 31enne ha ammesso di aver ucciso la moglie Maria Cristina Omes, 38 anni, e i figli Giulia (5 anni) e Gabriele (20 mesi). Lissi ha anche rivelato dove ha gettato il coltellaccio da cucina che ha utilizzato per colpire la moglie e i figli, facendolo ritrovare in un tombino di Motta Visconti.

La dinamica del triplice omicidio è agghiacciante. Secondo quanto riferito dai carabinieri del Comando provinciale di Milano, Carlo Lissi e la moglie, intorno alle 23 di sabato 14, erano in salotto a guardare la televisione. Dopo aver avuto un momento di intimità il 31enne in mutande è andato in cucina e ha afferrato un coltellaccio dal tagliere. È tornato dalla moglie ancora seduta e intenta a vedere la tv e l'ha colpita al collo, alla schiena e all'addome. Cristina Omes si è messa a urlare, gli ha gridato: «Perché?» e lui senza rispondere le ha sferrato un pugno in faccia facendola crollare sul pavimento dove è poi morta dissanguata. A quel punto Lissi è salito al primo piano della villetta, è entrato nella stanza di sua figlia Giulia di 5 anni e mezzo e l'ha accoltellata alla gola mentre dormiva uccidendola. Poi, si è diretto nella sua camera da letto dove sul letto matrimoniale stava riposando il piccolo Gabriele di meno di due anni uccidendolo.

Dopo è sceso nella cantina-garage, si è fatto una doccia, si è vestito ed è andato a vedere la partita dell'Italia con un amico in un pub di via Borgognani. Alle 2.15 è tornato a casa e ha chiamato il 112 dicendo di avere trovato moglie e figli uccisi.

Il delitto, secondo i carabinieri, non sarebbe stato scatenato da nessuna lite né da particolari tensioni in famiglia, ma da una "cotta" che l'uomo aveva preso da qualche mese per una sua collega. Una donna a cui Lissi aveva fatto palesi avances che lei aveva sempre respinto. Dunque, una relazione extraconiugale che in realtà non è mai esistita se non nella testa dell'impiegato 31enne che, dopo quasi 24 ore, messo di fronte a una serie di evidenti contraddizioni ha confessato appena i militari gli hanno fatto il nome della donna per cui lui aveva perso la testa. Ecco dunque il movente secondo gli inquirenti. L'uomo avrebbe sterminato la propria famiglia nella convinzione di poter conquistare così l'amore della collega che da mesi non ricambiava la sua infatuazione.

Ieri, dopo un lungo interrogatorio, i carabinieri di Abbiategrasso avevano fermato il trentunenne, impiegato, come principale indiziato per il triplice omicidio, avvenuto nella notte tra sabato e domenica a Motta Visconti, nell'hinterland milanese.

La scoperta dei cadaveri è avvenuta nella notte tra sabato e domenica. Lissi aveva inizialmente raccontato di essere rientrato a casa intorno alle due del mattino, dopo aver seguito la partita dei Mondiali insieme agli amici, e di avere trovato i corpi della moglie e dei bambini, tutti e tre colpiti con un'arma da taglio alla gola. L'uomo aveva dato subito l'allarme, ma dopo 24 ore la sua versione non ha convinto gli inquirenti, che lo hanno sottoposto a stato di fermo. Poi, la confessione.



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