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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 16:01.

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L'ex regno di Saddam era quasi riuscito ad affrancarsi dall'immagine di Paese dalle opportunità mancate. Con 145 miliardi di barili di riserve (le seconde al mondo se si escludono quelle non convenzionali), e almeno altri 100 miliardi di riserve probabili, si è guadagnato la nomea di un "Eldorado del petrolio", condannato, però, a restare solo un sogno. Resta il fatto che quest'anno la produzione ha toccato il massimo da oltre 30 anni: 3,4 milioni di barili al giorno (mbg), con esportazioni sopra i 2,6 mbg. Un flusso che, ai prezzi correnti, porterebbe nelle casse di Baghdad circa 100 miliardi di dollari l'anno. Certo, l'Iraq ne avrebbe potuti incassare molti di più. Ma quegli investimenti tanto necessari per portare la produzione a 4-5 mbg, non sono arrivati. La cronica instabilità politica, la crescenti violenze, una burocrazia ingombrante e le pessime condizioni contrattuali imposte dal governo di Baghdad, hanno deluso molte compagnie straniere. Anche l'Eni, operatore nel giacimento petrolifero di Zubair, ha espresso più volte le grandi difficoltà che si incontrano a lavorare in Iraq. Alcune compagnie non hanno poi digerito le minacce rivolte loro dal Governo centrale a chi concludesse contratti con il Kurdistan iracheno.
Per quanto gli scontri tra Isis ed esercito siano solo una lontana eco nel sud del Paese, le major straniere hanno tutte rinforzato le misure di sicurezza ed hanno già preparato i piani di emergenza per l'evacuazione dello staff. La British Petroleum (Bp), operatore a Rumalia, sta riducendo lo staff straniero al minimo indispensabile. L'Exxon ha già evacuato tutti gli espatriati, lasciando solo i tecnici iracheni. La nipponica Japex ha reso noto che evacuerà il suo personale dal campo di Gharraf. Per la comapgnia angolana Sonangol, che si era giudicata due giacimenti nel nord vicino a Mosul, l'avventura irachena sembra già terminata.
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REGNO DEL PETROLIO
145 miliardi
Riserve immense
Le riserve di petrolio iracheno, in barili. Sono le seconde al mondo dopo quelle dell'Arabia Saudita se non si considerano le fonti non convenzionali come lo shale oil o il petrolio estratto da sabbie bituminose.
3,4 milioni
Ai massimi da trent'anni
La produzione irachena di petrolio (barili al giorno), che ha toccato il massimo da oltre 30 anni, con esportazioni sopra i 2,6 milioni di barili al giorno
+50%
L'ascesa della Cina
L'aumento delle esportazioni di petrolio iracheno verso la Cina nel 2013. L'Iraq è ora il quinto fornitore di greggio a Pechino. Le compagnie cinesi, a partire da Petrochina, hanno ottenuto i diritti di estrazione in alcuni grossi giacimenti iracheni nel Sud

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