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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2014 alle ore 12:33.

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Le comunità di accoglienza per minori
Secondo i dati più aggiornati a disposizione al momento della redazione del Rapporto, sono stati accolti in comunità 14.991 minorenni a fronte dei 29.388 bambini e ragazzi temporaneamente fuori dalla propria famiglia di origine . Il numero di minorenni accolti in comunità è stato superiore di 594 unità rispetto a quelli dati in affidamento familiare . Quasi la metà di questi ultimi (6.986) sono in affido a parenti. L'incidenza percentuale degli inserimenti in comunità residenziale di bambini in età pre-scolare (0-5 anni), sempre secondo questi dati, è stata del 14% sul totale. Si registra dunque un uso preoccupante e ancora troppo consistente dell'inserimento in comunità di bambini piccolissimi, sin dal loro primo collocamento.

Adozioni stabili
Sono aumentati dell'11,4% i bambini dichiarati adottabili in Italia: erano 1.251 nel 2011, sono stati 1.410 nel 2012 e sono aumentate del 4,5% le coppie che hanno presentato domanda di adozione nazionale – 10.244 nel 2012 (9.795 nel 2011). Nonostante questo è in pratica rimasto invariato sia il numero degli affidamenti preadottivi – 957 nel 2012 (965 nel 2011) – sia delle adozioni legittimanti – 1.006 nel 2012 (1.016 nel 2011). In proporzione, quindi, sembrano aumentati i casi di bambini che pur essendo adottabili non vengono adottati.

Banca dati nazionale non a regime
Da una recente pubblicazione si evince che i bambini adottabili che si trovano ancora nel sistema di accoglienza temporanea sono stimati in 1.900 di cui il 59% accolti in comunità e il 41% in affidamento familiare. La maggior parte di loro, il 51%, pur essendo adottabile, è collocata in accoglienza fuori famiglia da oltre due anni (di cui il 24% da 48 mesi e oltre). Tutto ciò, nonostante il considerevole numero di coppie disponibili ad adottare, al 31/12/2012 calcolate in 31.343 . Da anni il Gruppo Crc segnala l'urgenza di un monitoraggio di questo fenomeno per capire chi sono questi bambini ed esplorare possibili strategie d'intervento, ma la mancanza di effettiva operatività della Bda (Banca dati nazionale dei minori adottabili e delle coppie disponibili all'adozione) non aiuta, soprattutto perché non consente la messa in rete di tutti i Tribunali per i Minorenni e quindi l'ottimizzazione degli abbinamenti per le adozioni, soprattutto per i bambini con bisogni speciali e/o particolari.

Difficoltà cronica di «fare sistema»
La difficoltà principale che emerge dal Rapporto, è quella di «mettere a sistema» le politiche per l'infanzia e l'adolescenza nel nostro Paese. Si è infatti assistito a un decentramento delle politiche sociali verso le Regioni, senza la definizione dei Livelli essenziali di prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (LEP) e soprattutto con la progressiva e costante diminuzione delle risorse destinate alle politiche sociali nel corso degli anni.

Manca il nuovo Piano nazionale infanzia
La mancanza e la discontinuità con cui è stato adottato il Piano nazionale Infanzia (strumento che per legge dovrebbe essere predisposto con cadenza biennale) è solo un esempio di tale «disattenzione». Un Piano che dovrebbe rappresentare la cornice di riferimento per le politiche per l'infanzia, e che probabilmente necessita anche di un ripensamento prevedendo un raccordo con il livello regionale dal momento in cui le politiche sociali sono divenute di competenza regionale. Il Terzo Piano Nazionale Infanzia è stato approvato il 21 gennaio 2011, e al momento non sono stati avviati i lavori per la stesura del nuovo.

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