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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2014 alle ore 12:47.
L'ultima modifica è del 20 giugno 2014 alle ore 16:43.

«Esiste un accordo fra le forze di maggioranza e Fi ed eventuali modifiche saranno prese in considerazione solo se ci sarà condivisione con chi ha già contribuito a questo percorso. Non si cambia partner all' ultimo momento in percorso». Lo ha detto il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, al termine del Cdm odierno sulle semplificazioni fiscali, parlando dell'incontro di mercoledì prossimo con il M5S sulla legge elettorale. Un incontro al quale il M5s ha deciso di partecipare come «forza parlamentare», con una delegazione parlamentare composta dai capogruppo di Camera e Senato, Giuseppe Brescia e Maurizio Buccarella, e dai deputati Danilo Toninelli e Luigi Di Maio. Non ci sarà Grillo insomma. E a questo punto, non ci sarà probabilmente neppure Renzi.
Boschi: ok a dialogo con M5S ma non ricominciare daccapo
«Non credo sia pensabile, dopo mesi di lavoro pensare, ricominciare daccapo sulla legge elettorale», ha spiegato Boschi in conferenza stampa. E ha aggiunto: «Per ora la proposta del M5S riguarda la legge elettorale, ma ieri c'è stata un'apertura informale anche sulle riforme costituzionali. Non c'è preclusione se il M5S vuole allargare il campo, ma sappiamo che l'iter è già iniziato ed a buon punto e c'è un impianto che terrà conto degli emendamenti dei relatori, che chiaramente porterà a delle modifiche rispetto al testo del governo. Ed è su questo che poi si deve inserire il M5S. Lo stesso vale per la legge elettorale. C'è un punto di partenza che non può essere trascurato. Non credo sia pensabile dopo mesi di lavoro pensare di ricominciare daccapo. Non sarebbe serio».
L'accordo con Forza Italia sul nuovo Senato
Il ministro ha confermato che in base all'accordo in via definizione con Forza Italia, «ci sarà una riduzione della componente dei sindaci e aumenterà la componente delle Regioni». E che «dovrebbe inoltre essere ridotto il numero complessivo dei membri del Senato» rispetto all'ipotesi iniziale di 143 componenti. Quanto ai temi oggetto di trattativa sulla legge elettorale, il ministro Boschi ha dichiarato: «credo ci siano diversi punti, anche se non tutti, che possano essere rimessi in discussione, anche quello delle liste bloccate».
M5S: Renzi decida, con Berlusconi o con noi
Replicando al ministro Boschi, però, il M5s si pone come alternativo a Foza Italia. «Diamo a Renzi l'opportunità di uscire da quel ricatto di Berlusconi che lui stesso disse esserci quando affermò che non c'era alternativa» al Cavaliere. «Noi gli diamo un'alternativa: chiarisca se preferisce continuare con lui o aprirsi ad un percorso nuovo». Così il deputato M5S Manlio Di Stefano.
Ncd: sì a a elezione indiretta Senato
Il M5s rischia però di arrivare fuori tempo massimo. Ncd oggi, dopo un incontro con il ministro Boschi, ha sì all'elezione indiretta del Senato, apprezzando «i passi in avanti» fatti rispetto al testo base e giudicando «equilibrato e coerente» il testo delle riforme che emergerà dagli emendamenti dei relatori. Il giudizio positivo è stato espresso in una conferenza stampa da Gaetano Quagliariello, Renato Schifani, Maurizio Sacconi e Nunzia Di Girolamo. Ncd (che ha annunciato oggi anche la presentazione in Cassazione della proposta di legge di iniziativa popolare per l'elezione diretta del presidente della Repubblica») aveva finora proposto una elezione diretta del Senato.
Calderoli: percorso ultimo miglio
E che l'accordo sulle riforme costituzionali, sia vicinissimo, lo conferma il vice presidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli, che dichiara: «Questa notte con la presidente Finocchiaro e altri volenterosi riformisti abbiamo percorso l'ultimo miglio. Ci manca solo l'ultimo millimetro e poi si parte per cambiare finalmente questo paese»
Napolitano: apertura Grillo? Valuterà Renzi
Intanto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai giornalisti che gli chiedevano una valutazione sulle aperture di Grillo alle riforme ha risposto senza entrare nel merito: «Vedremo: vedrà e valuterà questa possibilità chi ne ha la responsabilità, cioè il governo, il presidente del Consiglio e i gruppi di maggioranza».
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