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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2014 alle ore 12:16.
L'ultima modifica è del 20 giugno 2014 alle ore 13:29.

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(Ansa)(Ansa)

Il puzzle sulle indagini dell'omicidio di Yara Gambirasio che hanno portato all'arresto di Massimo Giuseppe Bossetti è quasi completato. Gli inquirenti, che oggi hanno tenuto una conferenza stampa in procura a Bergamo per fare il punto delle indagini, hanno sottolineato che «la certezza investigativa l'abbiamo». Il capo del Ros, generale Mario Parente, ha voluto sottolineare che «il dna estratto dagli indumenti di Yara è identico a quello dell'indagato». Il profilo geneticoèé «perfettamente identico» e i margini di errore sono infinitamente bassi. La pm titolare delle indagini, letizia Ruggeri, ha spiegato che l'esame fatto a suo tempo del dna che ha portato alla individuazione di «ignoto 1», che poi si è rivelato essere il Bossetti, è «ripetibile». «Sono stati estratti dagli indumenti di Yara diversi campioni e questo esame è stato ripetuto da quattro diversi lavoratori e il risultato è sempre lo stesso».

Massimo Giuseppe Bossetti resta in carcere. Ieri nell'interrogatorio davanti al Gip ha sostenuto di essere del tutto estraneo al delitto affermando che la sera della scomparsa della ragazzina si trovava in casa. Il magistrato non ne ha convalidato il fermo, perché non sussisterebbero pericoli di fuga, ma ne ha disposto la permanenza in carcere a causa dei "gravi indizi di colpevolezza" e per la sua "personalità" che potrebbe condurlo a commettere un reato simile.

«Il Gip, pur non avendo convalidato il fermo per ragioni formali, ha confermato l'impianto accusatorio e disposto la custodia cautelare per gravi indizi di colpevolezza» - ha detto il procuratore capo della Repubblica di Bergamo Francesco Dettori, durante una conferenza stampa convocata questa mattina in Procura a Bergamo. «Non ci sono state contraddizioni nel percorso investigativo basato su una linea operativa strettamente scientifica, dall'individuazione della madre del presunto autore fino all'individuazione della persona che conoscete » - ha aggiunto.

Dettori ha anche definito "aride e stupide" le polemiche sui milioni di euro spesi durante le indagini per il caso dell'omicidio di Yara Gambirasio. «Per trovare la verità sul caso di una ragazza di 13 anni non si bada a spese» ha detto il magistrato.

«Dopo aver riesumato il cadavere di Guerinoni, non abbiamo avuto più nessun dubbio sul fatto che fosse il padre del soggetto che stavamo cercando»: è quanto ha detto Letizia Ruggeri, pm titolare dell'indagini sul caso Yara. «È stata un'indagine faticosissima, ma ogni giorno qualche tassello andava a completare il puzzle», ha aggiunto. «Non avete idea di quanta fatica è stata fatta in un'indagine a elenchi, con nessun testimone e ben poche telecamere funzionanti. Nei primi mesi è stato un incubo».

Dopo aver riesumato il cadavere di Guerinoni, "è partita un'indagine pazzesca per ritrovare la madre", anche "pedinando e intercettando i Guerinoni", ha aggiunto il pm Ruggeri. "Attraverso un'indagine anagrafica, negli anni siamo arrivati alla madre Ester Arzuffi, che condivide nel dna un allele molto raro e particolare. Una volta individuata la madre il percorso è stato in discesa".

"C'è stato un apporto della scienza nelle indagini come forse mai in precedenza" - ha sottolineato Mario Parente, comandante del Ros, aggiungendo che "è stato un lavoro enorme, una prova enorme di professionalità" perché "è stato difficilissimo isolare il Dna" con "un'operazione di assoluta avanguardia nel settore". "Non è vero che sono mancati fondi" per le indagini, ha poi aggiunto.

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