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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2014 alle ore 07:14.
L'ultima modifica è del 25 giugno 2014 alle ore 13:30.

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Mentre per il premier Renzi l'edilizia scolastica è "uno dei punti qualificanti dell'agenda del governo sin dal primo giorno; un punto che riguarda la sicurezza dei nostri ragazzi, la capacità di progetto delle nostre amministrazioni, la qualità del nostro vivere assieme che dovrebbe essere e sarà la cifra dell'Italia", l'OCSE guarda ancora una volta all'interno delle spesso inadeguate mura delle nostre scuole, e dopo aver già pubblicato ampi studi sugli adolescenti e la loro formazione, rilascia ora il nuovo Rapporto TALIS (Teaching and Learning International Survey), sulla condizione degli insegnanti delle scuole secondarie di primo grado, non senza qualche incursione in quelle di secondo grado (TALIS 2013 results. An international perspective on teaching and learning).

A cinque anni di distanza dall'ultimo studio in questo senso, i ricercatori dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico hanno raccolto dati da 30 Paesi e da 106.000 docenti. L'intento del corposo volume di 442 pagine è quello di promuovere una riflessione sulle politiche in campo educativo, come si augura il segretario generale dell'OCSE, Angel Gurria : "Sappiamo che la formazione scolastica è il fattore più equalizzante in una società, per cui la maggiore sfida è per noi quella di fornire a tutti gli insegnanti le abilità e gli strumenti di cui necessitano, per offrire efficaci opportunità di apprendimento ai loro studenti".

L'incipit del Rapporto inquadra l'attuale situazione e definisce il deficit principale: "Le abilità che servono agli studenti per contribuire in modo efficace alla società, sono in continua evoluzione. Tuttavia, i nostri sistemi scolastici non stanno tenendo il passo veloce del mondo che ci circonda".

Un'analisi periodica della situazione è dunque necessaria, prosegue l'OCSE, e per risultare adeguate, anche le riforme di procedure e pratiche esistenti devono essere frequenti, oltre che incisive, perché "i genitori vogliono che i loro figli riescano nella vita, e in fatto di apprendimento gli insegnanti esercitano l'influsso più importante".

In parallelo ai circostanziati profili degli adolescenti, forniti regolarmente dall'OCSE, è dunque utile tracciare un profilo dei docenti di oggi, e ipotizzare quello degli educatori di domani.

L'insegnante italiano tipo di scuola secondaria di primo grado è perlopiù donna (78,5%), e lo è più che in tutta l'area OCSE, dove la media è il 68 %; ed è 49enne, ha cioè l'età più avanzata di tutti i 30 Paesi considerati (media: 43 anni). I presidi del Belpaese sono invece perlopiù maschi 57enni. Entrambi - dirigenti e docenti - pensano che la professione dell'educatore non sia apprezzata dal consesso sociale (82% dei docenti e 92% dei presidi, contro 70% e 56% OCSE). Nonostante ciò gli insegnanti italici si dicono soddisfatti del loro lavoro (94,4%, contro 91% OCSE), mentre i nostri presidi lo sono meno degli omologhi stranieri (89,4% contro 95,6%). Nei dodici mesi precedenti alle rilevazioni, il 75,4% dei nostri docenti ha partecipato ad attività di aggiornamento professionale, ma nel 2008 era l'85%, e l'odierna media OCSE è 88,4%.

Solo il 30% dei nostri docenti insegna in scuole in cui viene valutata l'abilità di insegnamento in classe (OCSE: 92,6%), ma in Italia, Giappone, Norvegia e Spagna, anche là dove ciò avviene, nella maggior parte dei casi la procedura non ha alcuna conseguenza sulla carriera.

L'insegnante del prossimo futuro? Secondo l'OCSE deve essere necessariamente aperto alle più nuove tecnologie, e informato sui risultati delle ultime ricerche in fatto di innovazione pedagogica e apprendimento: "Perché questo sia possibile, c'è bisogno di agevolare l'accesso per i docenti ad aggiornamenti professionali altamente qualificanti" ma, ammoniscono gli analisti OCSE, "aprire l'accesso non basta. Ci vuole un maggiore sostegno sia economico sia pratico, che incentivi la partecipazione".

Per contribuire a favorire uno sviluppo positivo della professione, Angel Gurria promette da parte dell'OCSE "numerosi nuovi studi, nuove analisi su insegnanti e scuole, e suggerimenti di buone pratiche".

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