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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2014 alle ore 10:09.
L'ultima modifica è del 26 giugno 2014 alle ore 15:00.

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(LaPresse)(LaPresse)

L'economia mondiale accelera, ma in Italia «la ripartenza è ritardata e più debole». Lo rileva il CsC (Centro studi Confindustria), che nel suo rapporto "La partenza ritardata e lenta", presentato in occasione di un seminario a Roma sui "Fondi Europei leva per uscire dalla crisi", ritocca al ribasso le previsioni sul Pil, con un incremento solo dello 0,2% nel 2014 e dell'1% nel 2015 (a dicembre 2013 aveva previsto per il 2014 una crescita dello 0,7% nel 2014 e dell'1,2% nel 2015).

Una stima al ribasso alla quale ha replicato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio (intervenuto al seminario): «Per adesso siamo fiduciosi della nostra previsione (il governo prevede per quest'anno una crescita del Pil dello 0,8%, ndr). Siamo convinti che le le riforme messe in campo provocheranno uno shock positivo». Il CsC parla di paese malato di lenta crescita. E vede un rischio stagnazione. Di qui la necessità di una «scossa politico-economica molto forte».

Anche se non serve «alcuna manovra correttiva» perché la strada maestra per ridurre il debito pubblico è «il rilancio della crescita», mentre «la sola austerità è controproducente»

Recupero Pil nella seconda metà del 2014
Dopo la falsa partenza di fine 2013, il recupero è atteso cominciare nella seconda metà dell'anno in corso. Ed è favorito: dagli ulteriori progressi nel contesto internazionale; dall'afflusso di capitali che allenta le tensioni nei mercati finanziari; dalle nuove misure della Bce; dall'attenuazione del credit crunch (soprattutto dopo l'avvio in novembre della vigilanza unica); dal diffondersi dei miglioramenti che ora si osservano in alcune aree del Paese (Nord-Est, anzitutto). Il ripristino della propensione al risparmio delle famiglie su livelli meno risicati è in buona parte avvenuto e ciò alleggerisce un'importante zavorra sui consumi. Non sono, invece, considerati, perché di difficile quantificazione, gli effetti sicuramente positivi delle riforme varate (tanto meno di quelle allo studio) e dell'Expo.

Manovra correttiva inopportuna, serve scossa politica forte
La morale è che è necessaria una «scossa politico-economica molto forte» per riportare l'Italia su un più alto sentiero di sviluppo. Anche se «non appare necessaria nè opportuna alcuna manovra correttiva». Sul fronte dei conti pubblici, ed in particolare del debito pubblico, secondo gli economisti di Confindustria «la strada maestra per ridurlo è il rilancio della crescita; la sola austerità è controproducente».

Nel 2014 deficit/Pil 2,9%, debito/Pil 132%
Il deficit pubblico - spiegano gli economisti - pur con un'economia così fiacca, si riduce: 2,9% del Pil nel 2014 e 2,5% nel 2015. L'avanzo primario raggiunge il 2,6% del prodotto l'anno prossimo; al netto della componente ciclica sarà al 4,2%, sostanzialmente stabile. Il saldo strutturale, rilevante per gli impegni europei, risulterà in passivo per lo 0,9%». Il debito pubblico, stima il CsC, al netto dei sostegni ai fondi europei di stabilità e alla Grecia, «raggiunge il 132% del Pil nel 2014 (129,1% nel 2013) e poi inizia a calare nel 2015 (131,4%).

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