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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2014 alle ore 12:06.
L'ultima modifica è del 27 giugno 2014 alle ore 15:20.

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L'Alitalia ha confermato l'esistenza di 2.251 esuberi e per questi il governo sta valutando «l'esternalizzazione» di alcuni servizi e la «ricollocazione» di parte del personale nel territorio. Lo ha detto il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi uscendo dall'incontro con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

Lupi: speriamo in accordo esuberi prima 15 luglio
Il governo convocherà i sindacati mercoledì per fare il punto sulla vertenza Alitalia mercoledì prossimo. Lupi ha aggiunto che la deadline è il 15 luglio ma che il governo si augura di raggiungere un accordo sugli esuberi di Alitalia prima di quella data. Etihad ha chiesto un taglio del personale per 2.251 unità. Ma ancora non sono state individuate le modalità con gli esodi vanno gestiti.

Etihad prende tempo
Per formalizzare l'alleanza tra Alitalia ed Etihad potrebbero essere necessari in realtà ancora mesi. È stata la compagnia di Abu Dhabi ieri a uscire allo scoperto per precisare che il matrimonio non si è celebrato mercoledì scorso, (quando è arrivato l'annuncio della firma di un accordo tra le due società) e che gli ulteriori passaggi saranno «completati nei prossimi mesi». Lo ha fatto forse per sgombrare il campo dagli equivoci per aver dato l'idea che ormai tutto fosse pronto per l'ingresso nel capitale di Alitalia. Non è così, mancano ancora una serie di tasselli per comporre il puzzle, a partire dal negoziato sugli esuberi e l'accordo che le banche creditrici devono trovare tra loro per garantire il rispetto di una delle condizioni principali poste da Etihad, ovvero la ristrutturazione (in parte cancellazione e il resto conversione in equity) di 560 milioni di debito.

Il nodo del debito
E se sugli esuberi, il governo punta a chiudere la partita con i sindacati prima del 15 luglio, i tempi per chiudere il complesso negoziato con le banche finanziatrici, UniCredit, Intesa Sanpaolo, Mps e Popolare di Sondrio, potrebbe richiedere settimane. È vero che il via libera alla condizione sui 560 milioni è stato dato nel suo complesso dalle quattro banche. Il punto però è come e quando arriveranno tra di loro ad accordarsi sul sacrificio che ogni istituto dovrà fare.

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