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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2014 alle ore 13:23.

(Foto tratta da "The New York Times")(Foto tratta da "The New York Times")

David Fromkinf, professore di relazioni internazionali, storia e diritto all'Università di Boston autore del saggio sulla Prima Guerra Mondiale e di un altro saggio proprio sul Medio Oriente: "Peace to End All Peace: The Fall of the Ottoman Empire and the Creation of the Modern Middle East" ha detto: "Il medio-oriente dei nostri giorni può essere diviso in tre gruppi di stati: gli imperi eterni come Egitto e Persia che sono sempre stati lì e sempre lo saranno e di cui nessuno mette in questione la legittimità come stati; poi ci sono gli stati creati da personaggi locali molto carismatici come ad esempio la Turchia (creata da Kemal Ataturk) e l'Arabia Saudita (da Ibn Saud) e anche in questo caso nessuno mette in discussione la loro esistenza; poi c'è un terzo gruppo di stati creati dall'impero britannico come Israele, la Giordania e l'Iraq (questo risale ad un epoca di splendore per l'impero inglese, che alla fine del XIX secolo poteva contare su un milione di soldati in medio oriente). E qui si può fare un parallelo con il monopolio di potere degli Stati Uniti dopo il collasso dell'Unione Sovietica. Qui è quando cominciano i guai".

E Margaret McMillan, che insegna storia a Oxford e ha scritto il saggio "The War that ended the Peace: the road to 1914" ha aggiunto: "Lo stato iracheno è stato creato dagli inglesi e dai francesi, senza un vero approfondimento della situazione. Francia e Inghilterra si erano accordati segretamente prima della guerra per dividersi i territori arabi. Il medio oriente aveva un'importanza strategica per entrambe le potenze che se lo sono diviso con l'Inghilterra che si è presa l'Iraq mentre la Francia si è presa la Siria e il Libano".
Secondo la McMillan, tra i motivi della fragilità del vecchio ordine c'è lo sgretolamento del vecchio sistema imperiale con i suoi reggenti tra cui Kaiser Guglielmo II di Germania, lo Zar Nicola II di Russia, e il re Edoardo V d'Inghilterra.

La storia è essenziale per aiutarci a capire a vedere piu' chiaramente e a decidere con lucidità. Cosa che non fece l'Europa di un secolo fa. Lo faremo oggi? L'aspetto rassicurante e' che i grandi si parlano direttamente in modo molto più pratico e facile. La questione non e' scatenare una guerra totale, ma capire fino a dove ci si puo' spingere senza scatenarla. Ma il confine è sottile. Un altro storico Christopher Clark, autore di "The Sleepwalkers, una storia della diplomazia fallita che precedette la prima guerra mondiale" scrive: "i protagonisti del 1914 erano sonnambuli, vigili ma ciechi, ossessionati da sogni, ma ciechi alla realtà dell'orrore che stavano per portare nel mondo."
Oggi i fanatismi umani restano, ma le linee telefoniche e le comunicazioni sono più agevoli di quelle del 1914. La Carta dell'Onu è ancora in piedi e il palazzo di Vetro è aperto. Soprattutto gli intrecci economici sono talmente forti da non poter suggerire una propensione all'autodistruzione. Ma è sempre meglio rifletterci, perché non si sa mai.

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