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07 settembre 2014

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Notizie ItaliaMarchionne: «Montezemolo? Nessuno è indispensabile»

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Marchionne: «Montezemolo? Nessuno è indispensabile»

La burocrazia
Se al tema del mercato del lavoro e della certezza del diritto si aggiunge quello della burocrazia, ecco che diventa strutturalmente complicato fare impresa in Italia. «Da sei anni ormai stiamo gestendo una realtà italiana in perdita, ma, nonostante ciò, abbiamo deciso di non chiudere nessuno stabilimento, di non licenziare nessuno, di continuare a investire e di restare comunque in Italia», dice Marchionne. Il quale aggiunge: «Abbiamo centrato la nostra nuova strategia, per valorizzare l'alto di gamma con i marchi Alfa Romeo e Maserati, e per trasformare i nostri impianti italiani in una base di produzione per le esportazioni sui mercati di tutto il mondo». Anche se, mentre la Fiat ha elaborato una strategia di internazionalizzazione che ha portato all'acquisizione di Chrysler, in questi anni la politica è rimasta poco. «È da tempo, ad esempio, che Fiat solleva il problema dell'export e la necessità di facilitare i processi per le esportazioni. Non è successo nulla, finora».

Strategia dinamica
La dinamicità della strategia, necessaria per risollevarsi dalla crisi del 2004, si è espressa in una volontà di scelte, anche di rottura, giudicate dal vertice del gruppo utili per comprensare i gap strutturali del Paese. Per esempio – con il desiderio di «riacquistare una volontà di contrattazione con i collaboratori di Fiat»– Marchionne spiega anche l'uscita da Confindustria.

Marchionne esprime quindi un «consiglio non richiesto»: «Ci troviamo con un governo giovane e con un gruppo di persone determinate a scardinare il sistema. Il consiglio che posso dare loro è questo: dalla vostra to-do-list, che sappiamo essere lunghissima, scegliete tre cose, realizzatele, e poi passate alle tre successive».

Quindi, dopo avere aperto con una poesia usata a mo' di apologo, sceglie un passaggio dei «Cosacchi» di Tolstoj a mo' di viatico: «Come sempre suole accadere in un lungo viaggio, alle prime due o tre stazioni l'immaginazione resta ferma nel luogo da dove sei partito, e poi d'un tratto, col primo mattino incontrato per via, si volge verso la meta del viaggio e ormai costruisce là i castelli dell'avvenire».

L'Italia è stata ferma in quella seconda stazione per tanto, troppo tempo. «Per questo auguro a me - a tutti noi - che l'Italia lasci finalmente la stazione di Tolstoj e inizi davvero il suo viaggio verso la modernità e la costruzione di un Paese per giovani», conclude Marchionne.

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