Italia

Legge elettorale in discesa, ok a emendamento che taglia quasi tutte le…

  • Abbonati
  • Accedi
Al via le votazioni al senato

Legge elettorale in discesa, ok a emendamento che taglia quasi tutte le proposte di modifica

Con un balzo il “super canguro” ha spazzato via 35mila emendamenti sui 47mila presentati alla legge elettorale: l’Aula di palazzo Madama ha dato oggi il via libera all’emendamento Esposito con 175 sì (Pd, Area popolare, Sc e Forza Italia), 110 no (Lega, M5s, Sel, 22 senatori della minoranza Pd, 15 dissidenti di Fi) e due astenuti. Il Governo ha così superato i maggiori banchi di prova in Senato dove sono iniziate le votazioni sulle proposte di modifica agli emendamenti al Ddl di riforma elettorale. Sui restanti 12mila emendamenti, l’Esecutivo ha dato parere favorevole soltanto su sei (tutti presentati dalla maggioranza), che di fatto traducono in norme gli accordi della maggioranza e di Fi sull’Italicum 2.0 e che, se approvati, “cangureranno” buona parte degli altri. «Polemiche, critiche, strumentalizzazioni. Ma anche oggi un passo avanti decisivo verso la legge elettorale», ha commentato il premier Matteo Renzi su twitter a fine giornata.

Ok a emendamento Esposito (Pd) che blinda patto Nazareno
L’emendamento Esposito, al quale l’Aula ha dato il via libera, sintetizza già tutti i punti principali dell’intesa Renzi-Berlusconi sull’Italicum 2.0, gli stessi proposti nei tre emendamenti presentati dalla relatrice Anna Finocchiaro: premio di maggioranza alla lista che supera il 40% dei voti, soglia unica di sbarramento del 3%, 100 capilista bloccati, clausola di entrata in vigore della nuova legge il 1° luglio 2016. Ma soprattutto il sì al “super canguro” certifica che i voti azzurri sono determinanti: solo 125 sono quelli arrivati dalla maggioranza di governo, meno di quelli che servirebbero a far passare l’emendamento. I senatori di Forza Italia arrivati in soccorso sono 46 ai quali vanno aggiunti i 4 di Gal.

Bocciati emendamenti Gotor (Pd) contro capilista bloccati
Erano stati precedentemente respinti, con i decisivi voti contrari di Forza Italia, gli emendamenti a prima firma Miguel Gotor (sinistra Pd) contro l’eliminazione dei capilista tutti “bloccati”. Il primo che introduceva un meccanismo basato sul 70% di eletti con le preferenze e sul restante 30% di candidati nominati in un listino bloccato è stato bocciato con 170 no, 116 sì (di cui 10 di Forza Italia e 8 di Gal, oltre ai 27 della minoranza Pd) e 5 astenuti . Il secondo che prevedeva correzioni al capitolo dei capilista e la possibilità di apparentamento in caso di ballottaggio, sempre a favore del sistema delle preferenze, è stato respinto con 168 no, 108 sì e 3 astenuti.

Verso voto finale Italicum martedì
Domani è prevista seduta fiume. E il voto finale sul nuovo Italicum potrebbe arrivare già martedì prossimo, forte della tenuta del patto del Nazareno. Un timing che chiuderebbe la “pratica” prima della seduta comune del Parlamento, il 29 gennaio, per eleggere il Capo dello Stato, così come auspicato da Renzi. Che vorrebbe finita per quella data anche la partita del ddl costituzionale sul nuovo Senato, all’esame della Camera.

Renzi: chi prova a interrompere riforme non ce la fa
«L’Italia va avanti, chi prova a interrompere tutte le volte il percorso delle riforme possiamo dire che, per il momento, non ce la fa», ha detto Renzi parlando a Davos a margine del World Economic Forum dopo il sì del Senato all’emendamento Esposito. «Abbiamo ottenuto un grandissimo risultato, ora la legge elettorale è molto più vicina». Nel suo intervento aveva difeso l’impianto della legge: «Con la riforma elettorale anche in Italia abbiamo la possibilità di scegliere un leader per cinque anni. Dobbiamo creare le condizioni per guidare il Paese senza continui cambiamenti di governo». Il premier ha insistito: «Le riforme, la legge elettorale, il capo dello Stato si fanno con l’opposizione, non vedo alcun problema. Prendo atto che una parte della minoranza del mio partito decide di muoversi in autonomia, una posizione che non condivido e non credo la condividano neanche i militanti delle feste dell’Unità, ma questo è ininfluente ai fini del risultato finale». Renzi ha di nuovo escluso un collegamento tra Colle e Italicum («Dalla prossima settimana il Pd incontrerà gli altri partiti di tutto l’arco costituzionale»). E sulla corsa per il Quirinale ha cancellato il presidente della Bce dalla lista dei papabili («È un grandissimo uomo e nei prossimi anni dovrebbe continuare a ricoprire il ruolo»).

Bersani: mediazione era possibile, ora Renzi decida
«Renzi lo sa benissimo: c’era una possibile mediazione sull’Italicum e loro non hanno voluto mediare. Ora spetta a lui dire se si può partire dall’unità del Pd». Pierluigi Bersani, senza nascondere la sua irritazione, è intervenuto sulla spaccatura dentro il Pd sulla riforma della legge elettorale dopo l’animata assemblea dei senatori di ieri e ha lasciato intendere che la vera prova sarà la partita del Quirinale. In serata le minoranze si sono riunite: in 140 hanno gridato alla «mutazione genetica» del partito.

© Riproduzione riservata