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Gentiloni: missione di peacekeeping in Libia solo dopo cessazione scontri

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Gentiloni: missione di peacekeeping in Libia solo dopo cessazione scontri

Se «grazie all’iniziativa diplomatica delle Nazioni Unite si avvia un minimo di percorso di ricostruzione nazionale» in Libia e dunque «se le condizioni politiche lo consentiranno io credo che il Governo proporrebbe immediatamente al Parlamento di partecipare a una missione di peacekeeping dell’Onu». Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in un’intervista a 24Mattino su Radio24, ribadisce quanto aveva prefigurato Matteo Renzi.

Per intervento in Libia servono basi politiche
«Senza basi politiche, senza un minimo di ripresa di dialogo e di cessazione dei combattimenti - ha avvertito Gentiloni - nessuno manderebbe propri militari nel deserto libico». Quali condizioni? «Oggi non esiste uno Stato centrale. La Libia è uno Stato fallito, dove si combattono le fazioni. Serve una iniziativa diplomatica dell’Onu». Il ministro ha confermato che nel 2014 145mila immigrati sono giunti in Italia dalla Libia. «Il problema immigrati - ha sottolineato - non può riguardare solo Italia, Grecia, Spagna e Francia. È un probleme di tutti i 28 Paesi Ue. Le operazioni di sorveglianza, salvataggio e recupero dei migranti devono essere sempre più un onere europeo. La Ue deve rafforzare l’operazione Triton».

Ucraina: no armi all’esercito
Sulla guerra in Ucraina - tema che oggi è anche all’attenzione dei ministri della Difesa a Bruxelles - Gentiloni ha sottolineato che «la soluzione non è quella di fornire armi all’Ucraina». «Dobbiamo continuare a rassicurare gli Stati che fanno parte della Nato che si sentono minacciati - ha spiegato il ministro - ma non dobbiamo fare altro che imporre ai separatisti ucraini di smettere i loro atteggiamenti aggressivi e chiedere alla Russia, anche con le sanzioni, di fermarli». Gli ultimi mesi hanno dimostrato «che questa linea sta funzionando, ha prodotto dei danni all’economia russa». Non c’è dunque spazio «per fare marcia indietro sulle sanzioni».

Decreto antiterrorismo al prossimo Cdm
Gentiloni ha poi detto che il decreto antiterrorismo è pronto e verrà approvato al prossimo Consiglio dei ministri: «Ci sono stati dei problemi di messa a punto, di copertura, soprattutto per la parte delle missioni militari che accompagna questo decreto - ha detto il ministro, riferendosi ai rinvii che ci sono stati finora - ma so che è tutto pronto e che verrà approvato nel prossimo Consiglio dei ministri». Il ministro ha quindi ribadito l’opposizione dell'Italia alla sospensione del trattato di Schengen, sottolineando che «in Europa si sta discutendo delle modalità per rafforzare i controlli sulla frontiera esterna, tra l’Unione europea e il resto del mondo, soprattutto sul traffico aereo, su cui l’Italia è assolutamente d'accordo».

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