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Libia, Gentiloni: unica soluzione è politica, ma Onu raddoppi…

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il consiglio di sicurezza

Libia, Gentiloni: unica soluzione è politica, ma Onu raddoppi sforzi

«Mentre il negoziato muove i primi passi, la situazione in Libia si aggrava. Il tempo non è infinito e rischia di scadere presto», perché «è evidente il rischio di saldatura tra gruppi locali e Daesh (le milizie dello Stato islamico, ndr)» che richiede la «massima attenzione». Lo ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, in un'informativa alla Camera, sottolineando che «l'unica soluzione alla crisi libica è quella politica». In tal senso l’Italia è pronta a fare la sua parte «contribuendo al monitoraggio del cessate il fuoco e al mantenimento della pace». L’informativa si è svolta in un emiciclo semivuoto: poco più di un centinaio i deputati presenti quanto il titolare della Farnesina inizia il suo intervento.

Gentiloni: situazione grave, serve cambio di passo
Per Gentiloni «mentre il negoziato muove i primi passi, la situazione in Libia si aggrava. Il tempo non è infinito e rischia di scadere presto, pregiudicando i fragili risultati raggiunti» dalla mediazione Onu sostenuta dall'Italia. Il deterioramento della situazione sul territorio, secondo il ministro, «impone un cambio di passo da parte della comunità internazionale prima che sia troppo tardi».

«Unica soluzione è politica, non vogliamo crociate
In questo contesto, però, «l'unica soluzione alla crisi libica è quella politica». Niente opzione militare dunque. «Non vogliamo avventure e tantomeno crociate. Chiediamo alla comunità diplomatica di aumentare gli sforzi», ha spiegato il titolare della Farnesina, che ha aggiunto:«Dalla riunione del Consiglio di sicurezza di oggi ci attendiamo la presa di coscienza al Palazzo di vetro della necessità di raddoppiare gli sforzi per favorire il dialogo politico».

«Italia pronta a responsabilità di primo piano»
Gentiloni ha ribadito che in Libia «l'Italia è pronta ad assumersi responsabilità di primo piano», contribuendo «al monitoraggio del cessate il fuoco, al mantenimento della pace, a lavorare per la riabilitazione delle infrastrutture, per l'addestramento militare, in un quadro di integrazione delle milizie nell' esercito regolare». Come pure « siamo pronti a riprendere il programma di cooperazione con la Libia sospesa la scorsa estate a causa del conflitto».

«Sbarchi in aumento del 59% da inizio anno, Ue può dare di più»
La crisi in Libia sta portando anche all'aggravarsi dell’emergenza sbarchi, aumentati da inizio dell’anno ad oggi «del 59% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso». Gentiloni ha spiegato che «sono arrivate 5.302 persone contro le 3.338 di un anno fa». E ha sottolineatp che l'Europa «è una superpotenza economica e come tale può andare oltre i 50 milioni di euro all'anno, spesi oggi per fronteggiare una simile emergenza».

Colloquio telefonico Gentiloni-Kerry
Da sottolineare che il Ministro degli Esteri Gentiloni ha avuto ieri in tarda serata un colloquio telefonico con il segretario di Stato americano John Kerry. Nel corso del colloquio - si apprende alla Farnesina - i responsabili per la politica estera di Italia e Stati Uniti hanno discusso dell'evoluzione della crisi libica.

Libia: Pinotti, diplomazia acceleri, non possono passare mesi
Anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha ribadito che lo sforzo diplomatico va accelerato. «Quello che sta facendo l'Italia è premere con i propri interlocutori sul fattore tempo. Non possiamo lasciar passare dei mesi così», ha detto il ministro, ribadendo in un forum su Repubblica.it che «senza un quadro di legittimità internazionale l'intervento per dare una mano alla Libia non ci può essere».

Minniti: Libia non è controllata da Isis
Mentre il sottosegretario con delega ai servizi, Marco Minniti, ha sottolineato che «l'Isis non controlla la Libia», invitando a fare attenzione alla «regia di comunicazione dell'Islamic state che punta a trasmettere un senso di onnipotenza».

Napolitano: non possiamo tirarci indietro
Nel dibattito dopo l'informativa del ministro Gentiloni al Senato, è intervenuto tra gli altri il presidente emerito Giorgio Napolitano, sottolineando che «non possiamo tirarci indietro, non possiamo evadere o scappare, è il nostro dovere». Di qui la necessità che «l'Italia faccia la sua parte, così come non ci tirammo indietro nel 2011 (con il rovesciamento del regime di Gheddafi, ndr)».

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