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Processo Ruby, l’attesa infinita prima del verdetto

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Processo Ruby, l’attesa infinita prima del verdetto

Ancora nessuna decisione da parte della Cassazione che giudica Silvio Berlusconi per il caso Ruby: i giudici sono in camera di consiglio dalle 14.30, ma al momento non vi è alcuna indicazione circa l'orario di lettura del dispositivo di sentenza. Il filone principale del “processo Ruby” vede come imputato l’ex premier Silvio Berlusconi, accusato di prostituzione minorile e concussione per costrizione, condannato in primo grado (il 24 giugno 2013) a sette anni di reclusione e assolto in appello (il 18 luglio 2014) sia dall’accusa di concussione («perché il fatto non sussiste») che da quelle di prostituzione minorile («il fatto non costituisce reato»). Durante l’udienza stamane il pg Eduardo Scardaccione ha chiesto l’annullamento dell’assoluzione in secondo grado. Di fronte ai Supremi Giudici, riuniti ora in camera di consiglio, il bivio: confermare definitivamente la decisione d’appello oppure annullarla rinviando gli atti ad altro giudice per un nuovo processo. Oppure ancora, come ha chiesto il pg, rideterminare solo la pena stabilita in primo grado.

Presiede il collegio Nicola Milo, che azzerò Why Not
Contro il proscioglimento del leader di Forza Italia ha fatto ricorso in Cassazione il sostituto procuratore generale di Milano Piero De Petris. A presiedere il collegio è Nicola Milo: sotto la sua guida la sesta sezione ha azzerato le condanne del processo Why Not, vicenda intorno alla quale capitolò il governo di Romano Prodi. Milo è stato anche componente dei collegi delle Sezioni Unite nei processi “Andreotti” e “Mannino”, culminati con assoluzioni. Gli altri giudici dell’udienza sulla vicenda Ruby sono i consiglieri di Cassazione Orlando Villoni (relatore), Giorgio Fidelbo, Stefano Mogini e Gaetano De Amicis.

Il pg Scardaccione: «Annullare l’assoluzione»
La Procura di Piazza Cavour ha schierato da parte sua una toga di lunga esperienza e polso deciso, che è stato anche segretario della sezione dell’Anm del Palazzaccio: il sostituto procuratore generale Scardaccione. Che stamane ha chiesto sostanzialmente di far rivivere la sentenza di primo grado, restituendo gli atti alla Corte d'Appello di Milano per un eventuale riconteggio di pena. La circostanza che Noemi Letizia e Ruby fossero due minorenni «non è una coincidenza» - ha spiegato il pg - e rende «non credibile» che solo Berlusconi non sapesse della minore età di Ruby quando tutto il suo entourage ne era al corrente». Il pg ha ricordato le parole di Ruby («Noemi è la sua pupilla e io il suo fondoschiena») e quelle dell’ex moglie del Cavaliere Veronica Lario, che aveva definito quella del marito per le minori una «passione del drago».

«Violenza inammissibile per ottenere il risultato indebito»
Scardaccione è un magistrato esperto nei procedimenti per truffe e tangenti e dei reati da «indebita pressione», come - secondo l’accusa sostenuta da De Petris - sarebbe stata la telefonata che Berlusconi da Parigi ha fatto al capo di gabinetto della Questura di Milano, Pietro Ostuni, la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, per ottenere il rilascio di Ruby, allora minorenne e più volte ospite delle serate “bunga-bunga” di Arcore. Il pg non ha dubbi: la telefonata di Berlusconi ebbe l’effetto di esercitare «una pressione irresistibile ed è stata di una violenza grave, perdurante e inammissibile per la sproporzione». «La volontà di Ostuni - ha spiegato Scardaccione - è stata ibernata perché nel momento in cui riceve la richiesta di intervento da Berlusconi non capisce più nulla e fa ben 14 telefonate». «C’è spazio per ritenere che la pressione fosse resistibile? », ha chiesto il pg nella requisitoria. «No, il questore Ostuni è rimasto ghiacciato dalla sproporzione delle modalità con cui la chiamata è stata fatta. L’intervento ha avuto una potenza di fuoco tale da annullare le scelte autonome di Ostuni».

Coppi: «Rispettata puntualmente la prassi dell’affido»
A sostenere le ragioni della difesa di Berlusconi sono stati il professor Franco Coppi, che si è occupato di quasi tutti i più importanti processi degli ultimi anni, e l’avvocato Filippo Dinacci. Le loro arringhe hanno insistito per la conferma dell’assoluzione. Nella vicenda Ruby , ha sottolineato Coppi, «è stata rispettata puntualmente la prassi dell’affido seguita dalla Questura di Milano. Che poi Ostuni e la Iafrate fossero contenti di aver fatto un favore a Berlusconi - ha continuato - questo ve lo concediamo, ma quanto venne fatto è solo quanto previsto dalla prassi in vigore: identificazione, foto segnalazione e ricerca di una comunità per l’affido». Coppi ha inoltre ribadito come «manchi la prova che Berlusconi prima di quel 27 maggio sapesse che Ruby era minorenne». La sentenza d’appello - ha ricordato - «ammette che ad Arcore avvenivano fatti di prostituzione con compensi: nemmeno noi difensori contestiamo questa cosa». Ma «Berlusconi scoprirà dell’età di Ruby solo successivamente e a quel punto non la vorrà più ricevere ad Arcore». Dalla loro parte i legali del Cavaliere hanno giudici di legittimità non inclini a rimettere in discussione il merito dei fatti e a riaprire il capitolo del “se” Berlusconi sapeva o no che Ruby era minorenne, e del “se” nella telefonata a Ostuni ordinò o semplicemente suggerì di consegnare la ragazza a Nicole Minetti.

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