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Marino, fine dei giochi: «Accoltellato da 26 nomi ma un unico…

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la bufera sul campidoglio

Marino, fine dei giochi: «Accoltellato da 26 nomi ma un unico mandante»

Fine dei giochi. Con le dimissioni contestuali di 26 consiglieri, uno più del numero necessario, arriva lo scioglimento dell’assemblea capitolina, della giunta già orfana di otto assessori e di conseguenza la decadenza di Ignazio Marino da sindaco. A lasciare sono stati i 19 consiglieri del Pd: oltre al capogruppo Fabrizio Panecaldo, l’ormai ex presidente Valeria Baglio, Erica Battaglia, Orlando Corsetti, Athos De Luca, Michela Di Biase, Cecilia Fannunza, Alfredo Ferrari, Valentina Grippo, Liliana Mannocchi, Dario Nanni, Marco Palumbo, Giovanni Paris, Laura Pastore, Ilaria Piccolo, Maurizio Policastro, Antonio Stampete, Giulia Tempesta, Daniela Tiburzi. Gli altri due esponenti di maggioranza che hanno firmato sono Daniele Parrucci di Centro democratico e Svetlana Celli della Lista Civica Marino. Cinque invece i consiglieri comunali di opposizione che si sono aggregati all’iniziativa. E cioè i due consiglieri della Lista Marchini, Alfio Marchini e Allessandro Onorato, poi Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato del gruppo “fittiano” Conservatori e riformisti e infine Roberto Cantiani del Pdl.

«Deluso da Pd, ha rinunciato a democrazia»
In una conferenza stampa l’ex sindaco della Capitale ha dato sfogo alle sue ragioni. «Questo partito mi ha deluso per il comportamento dei dirigenti perché ha rinunciato alla democrazia tradendo ciò che ha nel suo dna». Prende così corpo la difesa di una linea “democratica” da giocarsi nelle sedi istituzionali. «In un dibattito aperto e franco in aula avrei accettato la sfiducia a viso aperto o avrei detto di andare avanti, avrei detto di fare ciò che è più giusto e non ciò che è più conveniente, per una politica al servizio degli altri e non dei propri vantaggi». È anche un durissimo atto d’accusa. «Sono stato accoltellato da 26 nomi e cognomi ma da un unico mandante» dice Marino rispondendo ai giornalisti sul comportamento del vertice del Nazareno. «Non mi fa piacere vedere da democratico che il Pd è andato dal notaio con chi ha militato nel partito di Berlusconi».

Renzi: nessuna congiura, Marino ha perso contatto con la città
A stretto giro viene da un’intervista a Bruno Vespa per il libro di prossima uscita la versione del premier sui fatti. «Non è vittima di una congiura di palazzo, ma un sindaco che ha perso contatto con la sua città, con la sua gente», nota secco Matteo Renzi per il quale «al Pd interessa Roma, non le ambizioni di un singolo, anche se sindaco». «Al Pd interessa Roma. E per questo faremo di tutto per fare del Giubileo con Roma ciò che è stato l’Expo per Milano. Questa pagina si è chiusa, ora basta polemiche, tutti al lavoro».

Per l’Osservatore Romano raramente la Capitale esposta così
«Sta assumendo i contorni di una farsa la vicenda legata alle dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ieri, con una mossa in verità non del tutto inattesa, ha ritirato la lettera con cui lo scorso 12 ottobre aveva rinunciato al suo incarico». Così tuona l’Osservatore Romano, uscito nel pomeriggio, con un breve articolo di cronaca intitolato «Roma attende di conoscere il suo futuro». Marino «ha motivato la scelta, chiedendo un confronto in aula con la maggioranza che lo ha sostenuto nei due anni della sua amministrazione. Ben sapendo, tuttavia, che una maggioranza disposta a sostenerlo non esiste più. Tanto è vero che, dopo una lunga riunione svoltasi ieri sera nella sede del Pd, sono attese per oggi le dimissioni di almeno 25 consiglieri capitolini, dimissioni che, salvo ulteriori sorprese, dovrebbero portare allo scioglimento immediato del Consiglio comunale e dunque al decadimento di sindaco e giunta. Ha avuto intanto conferma - scrive il giornale vaticano - la notizia che Marino è indagato per peculato in merito alla vicenda degli scontrini. Ieri la Procura di Roma ha invece smentito la notizia - fatta circolare dai legali del sindaco - della richiesta di archiviazione dell’inchiesta su una onlus fondata proprio da Marino». «Al di là di ogni altra valutazione resta il danno, anche di immagine, arrecato a una città abituata nella sua storia a vederne di tutti i colori, ma raramente esposta a simili vicende».

Marino indagato per peculato
Il giorno dopo il ritiro delle sue dimissioni si è riaperto il fronte delle note spese e il sindaco risulta a tutti gli effetti indagato per peculato. Con la conferma del suo legale, in relazione all’uso della carta di credito dell’amministrazione comunale per cene di rappresentanza o istituzionali. Per scongiurare la decisione in blocco dei consiglieri il primo cittadino si è speso fino all’ultimo. «Se c’è una tale fortissima ostinazione a persuadere i consiglieri eletti dal popolo a sottrarsi al confronto col sindaco eletto dal popolo, c’è una ragione che mi sfugge» aveva detto in mattinata alla presentazione del nuovo cda della Fondazione Musica per Roma. «Mi chiedo perché se un sindaco chiede un confronto in un luogo democratico come l’Aula, le forze politiche usano qualunque strumento, anche le dimissioni di massa, per impedire questo confronto».

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