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All Blacks, dalla Coppa del Mondo una nuova impennata per il brand

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All Blacks, dalla Coppa del Mondo una nuova impennata per il brand

Che fossero l'unica squadra di rugby capace di rivaleggiare, a livello di brand, con grandi realtà a livello mondiale già si sapeva, tanto è vero che anni fa gli All Blacks furono affiancati a Ferrari (automobilismo), Real Madrid e Manchester United (calcio) e New York Yankees (baseball) in una sorta di multinazionale della celebrità sportiva. Adesso, poi, la vittoria nella Coppa del Mondo – che si è conclusa sabato scorso in Inghilterra – regala al team capitanato da Richie McCaw un bonus non da poco: secondo Brand Finance, società di consulenza specializzata nella valutazione dei marchi che colloca il Manchester United alla quota impressionante di un miliardo e 200 milioni di dollari Usa, nel corso della manifestazione “iridata” il brand All Blacks è passato da 132 a 169 milioni di dollari Usa. Non solo, la stessa società prevede che una gestione più espansiva potrebbe portare il leggendario “XV” neozelandese a triplicare addirittura il valore raggiunto fin qui, arrivando a mezzo miliardo di dollari in occasione del Mondiali del 2023.

Di certo, come viene fatto notare, il rugby è uno sport che cattura un'audience crescente, pescando in buona parte da un segmento medio-alto della società, in grado di spendere e per questo particolarmente appetibile. Brand Finance, ad esempio, cita il link tra i Neri neozelandesi e Bulgari: tra l'altro, l'immagine del profumo “Bulgari Man in Black - All Blacks limited edition” campeggiava sulla quarta di copertina dei programmi di tutti i 48 match della Coppa del mondo, finiti in mano a centinaia di migliaia di spettatori.

Alla squadra neozelandese sono vicine aziende di portata mondiale, come il colosso statunitense delle assicurazioni Aig, main sponsor, e lo sponsor tecnico Adidas, che versa nelle casse della Nzru (New Zealand Rugby Union) l'equivalente di circa 15 milioni di euro all'anno. Il terzetto di partner principali è completato da Sky, con un accordo di lungo corso che riguarda anche le “franchigie” partecipanti al campionato Super15. Ma appena sotto, oltre alla già citata Bulgari, ecco anche Steinlager, Coca Cola, Ford, Unilever, per citarne alcune. Tutti legami che contribuiscono a portare il giro d'affari della federazione a una cifra pari a 73 milioni di euro (dato del bilancio 2014).

Ancora prima dei due Mondiali vinti consecutivamente (nel 2007 e nel 2011) l'icona All Blacks andava fortissimo. Alla Nuova Zelanda, oltretutto, è legato l'evento rugbystico italiano con il massimo seguito di pubblico (e di gran lunga il massimo incasso) di sempre: il 14 novembre 2009, allo Stadio Meazza di San Siro, in Milano, oltre 80mila spettatori presenziarono alla vittoria per 20-6 degli illustri ospiti sull'Italia, lasciando al botteghino la bellezza di due milioni e mezzo di euro.

Ora è arrivato il momento del ricambio: alcuni giocatori leggendari - come capitan McCaw, Dan Carter, Conrad Smith, Ma'a Nonu - sono prossimi al passo d'addio, ma in un Paese che ha 150mila praticanti su quattro milioni di persone si continua a guardare avanti. Le maglie nere vincenti, oltretutto, non sono solo quelle degli All Blacks seniores, perché anche i Baby Blacks (la Nazionale Under 20) e le Black Ferns (“cioè le “Felci Nere”, la Nazionale femminile) si aggiudicano spesso e volentieri il titolo mondiale.

Detto questo, il prossimo grande appuntamento dello sport ovale riguarda la versione del rugby a sette giocatori (e giocatrici), che si gioca su un campo dalle dimensioni normali con tempi di sette minuti. La disciplina esordirà alle Olimpiadi tra un anno, a Rio de Janeiro, e la federazione degli antipodi ha già fissato l'obiettivo: una medaglia d'oro in campo maschile e una in campo femminile, a incrementare un bilancio a cinque cerchi che per “Aotearoa” (in lingua maori “la terra della lunga nuvola bianca”) è solitamente molto lusinghiero.

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