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Telecom, si dimette il ceo Patuano

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Il riassetto delle tlc

Telecom, si dimette il ceo Patuano

Marco Patuano (Afp)
Marco Patuano (Afp)

Il cda di Telecom e Marco Patuano hanno raggiunto un accordo che prevede una buonuscita complessiva di 6 milioni di euro lordi. In dettaglio l’accordo prevede - oltre all’erogazione di quanto già maturato a titolo di retribuzione ed emolumenti, fissi e variabili (questi ultimi soggetti a meccanismi di claw back) - il riconoscimento degli ulteriori importi di 1,235 milioni a fronte della cessazione del rapporto di amministrazione e 4,765 milioni a fronte della cessazione del rapporto di lavoro per 6 milioni lordi totali.

Le dimissioni dell’ad di Telecom, Marco Patuano, ventilate nel week-end, alla fine sono arrivate ieri. Dopo che i legali dell’azienda e quelli del manager - lo studio Erede e l’avvocato Giuseppe Sigillò dello studio Pessi & associati - hanno trovato l’accordo sulle condizioni economiche del divorzio. Divorzio formalmente consensuale, ma dimissioni non “spontanee” da parte di Patuano, che ha scalato tutti i gradini dell’organigramma aziendale dall’assunzione subito dopo la laurea in Bocconi. Le avvisaglie che il nuovo azionista di riferimento Vivendi avesse intenzione di mettere mano alla governance c’erano tutte. Tant’è che la ricerca di possibili candidati alla successione era iniziata ancor prima di parlare di piano industriale. Il primo “sondato” illustre era stato Mario Greco, subito dopo l’estate, quando era ancora alla guida di Generali. Poi era partita la rosa dei nomi “papabili”, con l’ex ad di Rai Luigi Gubitosi, l’attuale ad di Wind Maximiliano Ibarra, l’ex cfo nonchè ex responsabile della attività sudamericane di Telecom Andrea Mangoni, l’ex ad di Sky Italia Tom Mockridge, l’attuale ad di Ntv Flavio Cattaneo che già siede nel board di Telecom, e da ultimo anche l’ex ceo di Deutsche Telekom René Obermann e Corrado Sciolla, president di BT Global services Europe. Manager che - se non tutti, almeno in buona parte - sono stati effettivamente convocati direttamente a Parigi dal ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine. Qualcuno dice che possa esserci anche il nome di qualche manager italiano, rimasto finora sottotraccia, c’è chi azzarda Francesco Caio, attuale ad di Poste italiane, o Andrea Guerra, che di Telecom si era occupato in veste di consulente governativo.

Patuano, nei mesi scorsi, ha fatto “muro di gomma”, ed è andato avanti a lavorare sul piano industriale che poi è stato approvato all’unanimità dal board, anche se i rappresentanti del socio francese, in continuità con una sollecitazione provenuta in precedenza da alcuni consiglieri, avevano chiesto maggiore incisività nel taglio dei costi. Fino a quando, al termine del board che giovedì scorso ha approvato il bilancio, i rappresentanti di Vivendi con il presidente Giuseppe Recchi gli hanno comunicato la volontà di procedere con il ricambio manageriale. Ieri, in tarda serata, si è tenuto il comitato nomine, per vagliare le condizioni del divorzio (si parla di 6-7 milioni di buonuscita e nessun patto di non concorrenza), mentre questa mattina, in teleconferenza, si svolgerà il cda che prenderà atto delle dimissioni di Patuano e avvierà le procedure per la sua sostituzione. L’obiettivo è di chiudere in tempi brevi, nel frattempo le deleghe dovrebbero essere affidate ad interim a Recchi.

Non se ne conosce il motivo, ma pare che la Consob abbia convocato per domani l’ad uscente. Possibile che la convocazione sia da mettere in relazione con la gara per Inwit rimasta in sospeso, dato che giovedì il cda ha deciso di prendere tempo tra le due offerte vincolanti arrivate sul tavolo, quella di Cellnex-F2i - per la quale propendeva Patuano - e quella di EiTowers, che potrebbe essere un primo tassello di una collaborazione più ampia con il gruppo Mediaset. Quest’ultima proposta aveva inizialmente tentato Telecom, per il fatto che sembrava che EiTowers avrebbe lasciato l’incumbent in maggioranza sulle torri mobili italiane, pur mettendo sul piatto un prezzo per azione più generoso di quella della cordata sfidante. Alla presentazione dell’offerta vincolante si è capito però che non era così perchè, con il conferimento del migliaio di torri di tlc da parte di EiTowers, quest’ultima avrebbe superato, anche se di poco, Telecom nell’azionariato di Inwit. Proprio quest’ultimo passaggio ha fatto storcere il naso a Cellnex e F2i, pronte a lanciare un’Opa totalitaria dopo aver rilevato il 45% di Inwit, sollevando la questione dell’ipotetica azione di concerto con Telecom che la Consob ha deciso probabilmente di approfondire.

Intanto i dipedenti del gruppo, che in gran parte fanno riferimento all’Asati (l’associazione dei piccoli azionisti-dipendenti) hanno bersagliato di mail il premier Matteo Renzi, temendo che gli ulteriori risparmi richiesti e il possibile ridimensionamento del gruppo (la cessione di Tim Brasil) si traducano in una riduzione drastica del personale. Mail tutte uguali che sottolineano che Telecom è ancora una rete strategica per la rete nazionale e per la rete internazionale di Sparkle e che sollecitano Palazzo Chigi a una «profonda immediata riflessione sul tema», chiedendo inoltre «trasparenza» sul dossier Inwit.

Telecom ha chiuso in Borsa in rialzo di oltre il 3% a 1,041 euro, ma francamente non è chiarissimo il motivo dal momento che Vivendi non può più arrotondare la sua quota, senza incorrere nell’obbligo di Opa che non ha alcuna intenzione di lanciare, mentre - come osserva qualche analista - anche l’appeal speculativo con il rafforzamento della presa francese, almeno per il momento, viene un po’ meno.

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