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dopo intervista al foglio

Anm: Morosini inopportuno, a rischio leale rapporto tra i poteri dello Stato

Piergiorgio Morosini (Ansa)
Piergiorgio Morosini (Ansa)

Le dichiarazioni attribuite al consigliere del Csm Piergiorgio Morosini, se confermate, sono «inopportune e ingiustificate» e mettono a rischio «un leale rapporto sui poteri dello Stato». È quanto si legge in una nota della Giunta Esecutiva Centrale dell'Associazione Nazionale Magistrati. Morosini era finito nella bufera dopo un’intervista, smentita dallo stesso consigliere («Mi sono state attribuite delle affermazioni che non ho mai fatto e dalle quali prendo con nettezza le distanze») dal titolo “Renzi va fermato” nella quale a proposito della riforma costituzionale il consigliere del Csm avrebbe parlato tra l'altro di «rischio di democrazia autoritaria».

La Giunta dell'Anm - si legge nella nota - «in relazione all'intervista sulla stampa attribuita al consigliere togato del Csm Piergiorgio Morosini» ribadisce «il diritto del singolo magistrato di esprimere le proprie opinioni», ma «ritiene che si tratti di dichiarazioni che, se confermate, risultano per alcuni aspetti inopportune e ingiustificate e per altri riguardanti temi e argomenti non di pertinenza di un rappresentante dei magistrati presso l'organo di governo autonomo».
Tali dichiarazioni - aggiunge l'Anm - «incidono sul prestigio della magistratura e sul leale rapporto tra i poteri e gli organi dello Stato».

Una presa di posizione, quella della giunta dell’Anm, tanto più significativa se si considera che era stato proprio il neo presidente dell'Anm Piercamillo Davigo, a scatenare le polemiche per un’intervista al al Corriere della Sera, nella quale aveva detto: «i politici non hanno mai smesso di rubare ma hanno smesso di vergognarsi».

Frasi stigmatizzate anche da una parte della magistratura.

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