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Inps, 6 milioni pensionati sotto mille euro al mese. Boeri: avanti…

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la relazione inps

Inps, 6 milioni pensionati sotto mille euro al mese. Boeri: avanti su flessibilità, no a misure parziali

L’Inps sollecita da tempo un «intervento organico» per superare le rigidità imposte dalla riforma Fornero sulle pensioni. Sarebbe «paradossale che il confronto tra governo e parti sociali in corso si concludesse ancora una volta con interventi estemporanei e parziali». Lo ha detto il presidente Tito Boeri, illustrando alla Camera il rapporto annuale dell’istituto e ricordando, tra l’altro, che la riforma Fornero ha creato «forti disagi sociali» tra i lavoratori con più di 55 anni e reso «più difficile l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani», contribuendo ad aumentare la disoccupazione degli under 30. Il rapporto

annuale evidenzia, tra l’altro, che quasi sei milioni di pensionati in Italia (il 38% del totale) hanno redditi da pensione inferiori a 1.000 euro al mese (erano 6,5 milioni nel 2014).

Boeri: obiettivo Ape sia libertà, non spinta a uscire
Boeri ha definito «molto positivo» che il Governo e le parti sociali si stiano confrontando per individuare i possibili correttivi, con forme di flessibilità in uscita. A partire dall’Anticipo pensionistico (Ape). Ma, alla luce della complessità delle soluzioni è «fondamentale - ha aggiunto - assicurare che tutti coloro che potranno un domani esercitare opzioni di uscita flessibile siano in grado di capire fino in fondo le implicazioni delle loro decisioni». Non si può negare - ha continuato Boeri - che «rate ventennali di ammortamento di un prestito costituiscano una riduzione permanente della pensione futura. Né si può negare che, continuando a lavorare, il contribuente avrebbe diritto a una pensione più alta». Ecco perché l’obiettivo dell'Ape, «non dovrebbe essere certo quello di spingere più persone possibile a uscire dal mercato del lavoro», bensì «quello di garantire maggiore libertà di scelta consapevole, senza aumentare il debito pensionistico e senza creare generazioni di pensionati poveri».

«Salvaguardie esodati costose e inadeguate»
Quanto alla necessità di un intervento organico in materia pensionistica, il presidente dell’Inps ha ricordato nella relazione annuale che i correttivi alla legge Fornero, a partire dalle 7 salvaguardie a favore degli esodati «appaiono molto costosi e inadeguati». Le salvaguardie adottate hanno infatti «eroso fino a un sesto dei risparmi conseguiti dalla riforma del 2011 e questo senza contare gli alti costi amministrativi di queste misure sia a livello centrale che sul territorio». Non solo. Per Boeri «le salvaguardie rappresentano, di fatto, una soluzione di pensionamento flessibile senza penalizzazioni dedicata a specifiche categorie di lavoratori». Sicché «deroghe di questo tipo possono essere giustificate solo per particolari categorie di lavoratori (come, ad esempio, gli usuranti)». Ci sono «forme di flessibilità sostenibile alla nostra portata» ha precisato il presidente dell’Inps. Ecco perché «perpetrare il ritardo nel trovare soluzioni sostenibili rischia di alimentare ancora il ricorso a soluzioni inique ovvero a soluzioni estemporanee e scarsamente efficaci».

“Sarebbe paradossale che il confronto tra governo e parti sociali si concludesse ancora una volta con interventi estemporanei e parziali”

Tito Boeri, presidente Inps 

100 persone in part time agevolato
Ricordando la necessità di evitare «interventi estemporanei e parziali» sul fronte della flessibilità in uscita , Boeri ha evidenziato che il part time agevolato verso la pensione (entrato in vigore il 2 giugno) ha coinvolto nel primo mese poco più di 100 persone. La misura - si sottolinea, - è destinata ad avere «costi amministrativi superiori alle somme erogate».

«No allarme, prestazioni comunque erogate»
Boeri nella sua relazione, rispondendo alle preoccupazioni e agli allarmi sul bilancio dell'Istituto, ha ricordato che l'Inps «opera per conto dello Stato» e che «le sue prestazioni verranno comunque erogate perché garantite da leggi dello Stato». Lo ha detto spiegando che «quello che conta per lavoratori, pensionati e
imprese è il bilancio consolidato dello Stato italiano, non il bilancio dell'Inps». Tra il 2012 e il 2015, l'Inps, ad ogni modo, ha ridotto i costi di gestione del 19% passando da 4,4 miliardi di euro a 3,6 miliardi di euro.

«Trasparenza dati, anche se indigesti»
Trasparenza sui dati e informazione sono punti fondamentali dell’Inps di Tito Boeri, quasi un baluardo contro le tentazioni di nascondere i numeri quando sono negativi. Boeri, illustrando il rapporto annuale dell’istituto e riferendosi alle critiche relative ai dati dell'osservatorio sul precariato, ha detto che «stupisce notare che alcuni ci abbiano criticato per avere offerto troppe informazioni, non sempre convergenti, a loro giudizio, con quelle fornite dal nostro istituto di statistica». Ma, ha attaccato il presidente dell’Inps, «coerenza non significa coincidenza quando le fonti sono diverse e i dati servono per farsi un’opinione solo se sono credibili».

Sei milioni pensionati con assegni sotto mille euro
Il rapporto annuale dell’Inps relativo al 2015 rileva che circa 6 milioni di pensionati (5.962.650), meno di quattro su dieci (pari al 38%), percepiscono assegni lordi mensili sotto i mille euro. Rispetto all’anno precedente (2014) la percentuale di chi ha un reddito da pensione inferiore ai mille euro è calata (era del 40,3% pari a circa 6,5 milioni di pensionati). Il numero dei pensionati Inps è pari a 15.663.809 con un importo lordo medio mensile di 1.464,41 euro. Il numero delle prestazioni previdenziali è invece di 17.184.075, con un importo lordo medio mensile di 1.093,54 euro. Nel 2015 la spesa pensionistica complessiva è aumentata di oltre 4 miliardi di euro (+1,58%), passando da 268,817 miliardi nel 2014 a 273,074 miliardi nel 2015.

«Ogni anno immigrati “ci regalano” 300 mln euro»
Boeri ha ricordato inoltre che In Italia gli immigrati versano ogni anno 8 miliardi di contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi. Non solo. Circa un punto di Pil di contributi sociali non è stato impiegato per erogare le pensioni, vale a dire circa 300 milioni. «Abbiamo calcolato - ha sottolineato Boeri - che sin qui gli immigrati ci abbiano “regalato” circa un punto di Pil di contributi sociali a fronte dei quali non sono state erogate delle pensioni. E ogni anno questi contributi a fondo perduto degli immigrati valgono circa 300 milioni di euro».

«Con jobs act nessun aumento licenziamenti»
Nella relazione annuale Boeri ha parlato anche della riforma del mercato del lavoro contenuta nel Jobs act. In particolare ha evidenziato che il superamento della reintegra per i licenziamenti senza giusta causa, previsto dal Jobs act per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, non ha portato a un aumento dei licenziamenti. «Si temeva che il superamento della cosiddetta “reintegra” avrebbe aumentato i licenziamenti - ha detto - ma non sembra essere stato così», dal momento che «l’incidenza dei licenziamenti nel 2015 è diminuita del 12% rispetto all’anno precedente, molto più di quanto ci si sarebbe potuto aspettare alla luce del miglioramento del quadro congiunturale».

Secondo Boeri, le norme del Jobs act sui contratti a tutele crescenti hanno inciso sulle stabilizzazioni dei contratti nelle imprese soprattutto tra i 15 e i 19 dipendenti, anche se l’aumento dell’occupazione è stata determinata soprattutto dai massicci incentivi sul fronte della contribuzione. Nel 2015 i contratti a
tempo indeterminato sono cresciuti di oltre mezzo milione rispetto all'anno precedente ma sono destinati nel 2016 a stabilizzarsi su questo livello.


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